mercoledì 10 giugno 2009

GHEDDAFI E IL "LEONE DEL DESERTO"

Gheddafi, (foto) subito dopo aver messo piede sul suolo italiano, ha detto "L'Italia ora è amica". Il "leone del deserto" dunque non 'ruggisce' più, anche se sul petto, a mo' di medaglia, mostra una foto del leader della resistenza libica contro l'invasione italiana. Il bello -o il brutto-, è il cerimoniale del ricevimento, lo stesso che viene riservato ai presidenti stranieri, con tanto di tappeto rosso, picchetto d'onore e squilli di tromba, che in questo caso, suona stridulo. Suona stridulo perché c'è qualcosa di finto negli abbracci e nelle strette di mano con il nostro presidente del Consiglio, poiché non si può pensare di andare in visita di Stato in un Paese "amico", mostrando volutamente segni che lasciano pensare ad una cicatrice ancora aperta, ovvero, quella del passato colonialismo italiano della Libia. A questo punto -al di là dei numerosi miliardi versati dal nostro Governo a quello libico per chiudere il contenzioso dell'invasione-, bisognava che il nostro Presidente, dopo baci e abbracci, avesse chiesto 'a muso duro' all'ospite, "caro colonnello Muammar, come la mettiamo con gli italiani scacciati dalla Libia e depredati dei loro averi? Vogliamo risarcirli una volta per tutte"? Certo la politica è strana, come strani sono quegli altri milioni di euro sganciati a Gheddafi per "bloccare le partenze di disperati verso le nostre coste", soldi appoggiati da un numero imprecisato di motovedette "regalate" anch'esse ai libici. Ma siamo sicuri che questa sia la politica giusta verso l'ex leone del deserto? Problemi di provvigione di greggio consigliano la politica del "massì, lasciamo perdere"? Ecco, è questo genuflettersi che non quadra, perché lo sappiamo bene che molte volte, assecondare invece di fare la voce grossa, non porta da nessuna parte, se non da quella di continuare a parlare "con il cappello in mano". "L'Italia ora è amica della Libia" ha ripetuto poi Gheddafi nel suo discorso davanti a Giorgio Napolitano, peccato che al suo seguito ci sia Mohammed al-Muktar, il vecchio figlio di Omar al-Muktar, il leader della guerriglia anti italiana e soprannominato appunto "il leone del deserto", condannato a morte il 15 settembre del 1931, chiaro messaggio come per dire "non abbiamo ancora dimenticato." Di quale amicizia dunque parla Gheddafi? Una cosa è certa: tornerà a batter cassa e noi, col "cappello in mano" esaudiremo ogni suo volere...

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