martedì 23 gennaio 2007

LA DURA VITA DEGLI "ARPIANS" (1973)

Oltre trentamila bovini sono saliti in questi giorni in montagna per trascorrervi l'estate. Con l'inizio della masticazione, quasi mille pastorelli si trasferiranno nei pascoli per badare alle mandrie e aiutare gli uomini dell'alpe nel lavoro che si svolge ancora con sistemi arcaici. Da due anni però non si svolge più la festa dei pastorelli. Sull'impiego di ragazzi dai 10 ai 14 anni nel duro lavoro in alpeggio erano infatti intervenute a più riprese le organizzazioni sindacali e gli altri organismi per la tutela del lavoro minorile. E' la fine dunque dei 'petits bergers'? No, perchè i figli degli 'arpians' potranno continuare a sbrigare i piccoli lavori così come faranno altri ragazzi purchè siano parenti o amici dei conduttori dell'alpeggio. Il 'pastorello' è una tradizione ormai ben radicata nello spirito dei valdostani e poi "Noi -dicono appunto gli arpians- abbiamo imparato da bimbi a svolgere questi lavori e siamo cresciuti sani e robusti. Perchè i nostri figli non dovrebbero fare altrettanto"? La legge però è ben chiara, e vieta al minore degli anni 14 di prestare opera remunerata per terzi, ma non impedisce ai genitori di potersene servire, purchè non si affidi loro lavori faticosi che li esponga a sforzi eccessivi. Negli alpeggi però il lavoro è duro e spesso anche poco salutare ad esempio quando sono proprio i pastorelli che debbono badare alle mandrie restando giorni e giorni sotto la pioggia in caso di cattivo tempo. Sebbene oggi il lavoro sia migliorato, la vita è sempre e comunque durissima, se pensiamo che in alcune baite malandate si dorme ancora su una manciata di paglia. Alla luce dei fatti perciò, occore un piano razionale di ristrutturazione degli alpeggi, proprio per consentire migliori condizioni di vita e di lavoro.
(Gazzetta del Popolo)

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