martedì 20 dicembre 2005

LUIGI TENCO: UN ALTRO MISTERO? (5^ parte)

COSA DICE CHI LO CONOSCEVA?
Fiori a Sanremo per Luigi TencoSulla tragica morte di Luigi Tenco, qual è il punto di vista di amici e colleghi che quella sera per una ragione o l’altra si trovarono lì a Sanremo? Sandro Ciotti, oggi scomparso, era molto amico del cantautore ligure, e la versione del "suicidio" lo lascia alquanto perplesso. La sera fatidica -occupava una stanza proprio di fronte a quella di Tenco - Ciotti rientrò in camera quasi contemporaneamente a lui. Nel corridoio, un leggero suono di chitarra, quella del gruppo francese dei "Compagnons de la Chansons" che tra l’altro era bassissimo e non dava fastidio a nessuno. In questa atmosfera ovattata quindi, Ciotti non udì niente di insolito: «Al di fuori di quel suono lontano di chitarra - aggiunse allora - non ho sentito nient'altro. Uno sparo, anche se attutito dalla porta chiusa si sarebbe dovuto sentire». E questi dubbi li esternerà pure sul libro di Walter Veltroni, "Il sogno degli anni Sessanta" edito da Savelli, e precisamente alle pagine 78/83. Su queste pagine infatti, Sandro Ciotti contesta soprattutto i motivi per i quali si vuole che Tenco sia giunto al suicidio:
1. Impossibile togliersi la vita per la sua esclusione dal Festival. Tenco lo sapeva benissimo di non aver nessuna chance poiché era ben cosciente di non essere un cantante da "da Sanremo" «E’ dunque mai possibile suicidarsi perché superato da Orietta Berti?»
2. Altro punto sul biglietto d'addio: «Luigi non era il tipo da scrivere cose del genere. Non si aspettava minimamente di vincere quindi come può aver scritto una così assurda?»

DUBBI ANCHE SULLA CALLIGRAFIA.
Anche su questo punto infatti Sandro Ciotti non è per niente convinto. Pure lui notò il biglietto ma immediatamente lo sentì "estraneo" a tutta la vicenda: «avrei giurato che quella non era la sua calligrafia, che conosco a memoria perché mi scriveva spesso». Ma oltre a questo, Sandro Ciotti contestò tutto l'evolversi dei fatti che seguì il dramma. Tutto gli rimase tremendamente troppo semplicistico fin dalle prime conclusioni. «Perché il magistrato non ritenne opportuno trattenere almeno 24 ore "come testimoni importanti" coloro che scoprirono il cadavere? Dalida per esempio fu lasciata tranquillamente partire un ora dopo. La magistratura forse ha voluto chiudere il caso un po' troppo in fretta…».

LUCIO DALLA.
Anche lui aveva la camera vicina a quella di Tenco, la numero 215, come le altre situate nella "dépendance" dell'albergo, e anche lui quella notte - come Ciotti! - non sentì nessun colpo di pistola, bensì le urla di Dalida, la quale, scoperto il cadavere, dal corridoio sconvolta gridava aiuto. Lucio Dalla per prima cosa pensò ad un suo scherzo di cattivo gusto poi, mentre Dalida gli gridava qualcosa che lui non capì, come un automa entrò nella camera: «l'ho visto immobile, anche se non ho visto la sua faccia, nascosta tra il cassettone e il letto. Per questo motivo non ho visto neppure il sangue». Nel frattempo, ancora convinto di un semplice malore, Lucio Dalla usciva nella hall per dare l'allarme. Essendo un tipo emotivo, preferì non rientrare, e solo quando un attimo dopo vide arrivare la polizia, capì che qualcosa di brutto doveva essere accaduto al suo amico Luigi.

CONCLUSIONE .
Un primo piano di Luigi TencoUn morto "scomodo" nel tempio della musica italiana, ma soprattutto per il mondo del grande business canoro. Un morto da dimenticare velocemente quindi, e quello che avviene poche ore dopo sembra confermare questa teoria. Misteri, dubbi, intrighi di palazzo? Solo chiacchiere diranno in coro, perché troppe motivazioni portano a escludere qualsiasi altra soluzione all'infuori del suicidio, e gli elementi probatori sono evidenti: c'è il motivo scatenante, l'esclusione dalla gara, c'è una lettera d’addio, e la pistola che ha sparato il colpo appartiene alla vittima, perciò non vedo cos'altro potremmo cercare. E poi lo dice anche il rapporto giudiziario: "Emerge con chiarezza che il cantante Luigi Tenco si tolse deliberatamente la vita a seguito dell’avvenuta eliminazione della sua canzone ‘Ciao amore ciao’ dal Festival, e che deve escludersi ogni responsabilità a carico di terze persone".

ULTIME CONSIDERAZIONI.
Per molti però le cose non sono andate così, poiché a distanza di molti anni, il dubbio su questa vicenda ancora non si è dissipato. Pesante come un macigno, il dilemma come allora è - e sarà - sempre lo stesso: omicidio o suicidio?
Paolo Dossena: «per me Tenco è stato ammazzato».
Sandro Ciotti: «Luigi non avrebbe mai fatto una cosa del genere».
Piero Vivarelli: «uccidersi per una canzone? Non scherziamo».
Valentino Tenco: «Mio fratello non era il tipo da suicidarsi».

(fine)

1 commento:

Luigi Tenco 60's ha detto...

Le 5 prove dell'omicidio di Luigi Tenco sostenute al momento da 43.000 italiani su facebook:

http://luigitenco60s.forumfree.it/?t=26753305