SANREMO A TUTTI I COSTI.
E' un Tenco convinto quello che parte per Sanremo e la fiducia in "Ciao amore ciao" è senza limiti, se diamo credito ai giornali dell'immediata vigilia della manifestazione, dove si dice che Tenco abbia passato ore ed ore con gli amici facendogli ascoltare il brano. Cercava di saggiare le loro impressioni e nello stesso tempo, convincersi definitivamente della bontà del pezzo. Desiderava che "Ciao amore ciao" piacesse anzi, ad un gruppo ristretto di amici promise una "grande cena" se la canzone avesse avuto successo. Ma nel caso contrario, visto come sono andate le cose, aveva già in mente propositi suicidi? Sembra di no, poiché non era partito portando con sé una pistola, è questo particolare molto importante se si vuole sostenere l'ipotesi del suicidio. Su la certezza di un Tenco senza pistola, Gianni Borgna, musicologo e scrittore di libri sull'argomento, ne ha testimonianze dirette: «La testimonianza da me raccolta oralmente è di Mimma Gasparri, allora capoufficio promozioni della RCA, la quale mi disse che "la pistola Tenco l'aveva lasciata da qualche parte, e che gli venne riconsegnata proprio a Sanremo da qualcuno della sua casa discografica"». Cosa significa dunque tutto questo? Che Luigi Tenco non era partito avendo programmato - in caso di sconfitta - il suo suicidio. Ma anche questa ipotesi, pur essendo in sintonia con un non suicidio, non trova per niente d'accordo Valentino, il fratello maggiore del cantautore, il quale conoscendo bene la "precisione" del congiunto, nega questa possibilità, poiché «Luigi era troppo pignolo e mai avrebbe lasciato un arma in giro».
LA SERA DEL DRAMMA.
Il 26 gennaio del 1967 è la data del fatidico appuntamento di Tenco con il pubblico di Sanremo. Nel pomeriggio lunghe sedute fotografiche e poi le prove. Tenco sembra di buon umore, anche se qualche giornalista gli dice chiaro e tondo che l'interpretazione di "Ciao amore ciao" fatta da Dalida è molto meglio della sua. Non si saprà mai se questa critica ne sarà la causa, fatto sta che più ci avviciniamo all'ora d’inizio della gara, più l'angoscia si impadronisce di Tenco. Per vincere questo "terrore" Luigi ricorrerà a del "Pronox" e al trangugiamento di mezza bottiglia di grappa alle pere. In questo stato se lo ricorda perfettamente bene Mike Bongiorno, presentatore di quella edizione sanremese: «Ho cercato di rincuorarlo dicendogli di mettercela tutta, poi, visto che non si muoveva, ho dovuto letteralmente spingerlo sul palco verso il microfono».
L’ESECUZIONE DEL BRANO.
La sua interpretazione di "Ciao amore ciao" non è delle più felici. Si vede lontano un miglio che Tenco è assente. La sicurezza che mostrava nei giorni addietro è sparita totalmente, lasciando il posto ad un terrore incontrollato e l'espressione del volto lo conferma. Anche l'interpretazione lascia a desiderare e l'andare è sconnesso, impreciso, tanto che anche il direttore d'orchestra Giampiero Reverberi fa molta fatica a seguirlo. Tre minuti - il tempo che normalmente dura una canzone - passano veloci ma per Tenco saranno lunghi un eternità. Alla fine, quasi non sente gli applausi e come un automa se ne va. "Ciao amore ciao" racimola 38 voti su 900 disponibili. La canzone quindi è esclusa dalla gara e non rientrerà neppure nei "ripescaggi" effettuati dalla giuria della sala. Su quindici brani eseguiti quella sera, "Ciao amore ciao" si piazza al dodicesimo posto. Come si vivono i primi momenti della sconfitta? Luigi Tenco è madido di sudore e Dalida è visibilmente delusa. Ma per la cantante francese è solo un attimo di sbandamento e subito si riprende: «Brindiamo ugualmente». Dopo il cin cin di rito, Tenco si inchina in un formale baciamano per la gioia dei fotografi presenti che mitragliano la coppia di flash. Saranno le ultime foto da vivo di Tenco. Le ultimissime infatti lo ritraggono steso sul pavimento della camera dell'hotel Savoy, la numero 219, occhi socchiusi e un rivolo di sangue che gli esce dall'angolo destro della bocca, che va a formare una macchia scura sul tappeto a fiori della stanza. Su di un comodino, un assurdo biglietto d’addio: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente 5 anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro), ma come atto di protesta contro un pubblico che manda "Io tu e le rose" in finale e una commissione che seleziona "La rivoluzione". Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao Luigi».
AL RISTORANTE.
Lia e Marcello Romagnone, proprietari del ristorante "Nostromo" sito a Grimaldi di Ventimiglia a pochi chilometri dal confine francese, videro entrare verso mezzanotte e trenta una piccola comitiva della RCA, la casa discografica sia di Tenco che di Dalida. Un'ora prima la canzone "Ciao amore ciao" era stata esclusa dalla manifestazione canora. Nella comitiva che si presentò al "Nostromo" c'erano anche i due artisti. Luigi Tenco però non si fermò a lungo, anzi, non entrò neppure: «Me ne torno in albergo, scusatemi...». Mezz'ora dopo il telefono all'interno del ristorante squillò. Una voce maschile avvisò che Tenco «non si sentiva bene». A questo punto Dalida e due responsabili della RCA frettolosamente lasciarono il ristorante, dirigendosi all'hotel Savoy. Uno di questi era Paolo Dossena, produttore discografico di Tenco: «Non fu però una telefonata allarmante» disse in seguito, «tanto che una volta giunti in albergo rimanemmo tutti scioccati nel trovare Tenco morto suicida». Ma chi fu dunque a fare quella telefonata? Pur non essendo in servizio, Edgardo Boveri, maitre allora dell'hotel, ammise di aver discusso del caso con i portieri in servizio in quella notte fatidica (ambedue oggi deceduti) i quali lo assicurarono che «Tenco quella notte non aveva mai chiesto la linea per telefonare». A quei tempi infatti ogni chiamata sia in entrata che in uscita doveva per forza passare attraverso il centralino dell'albergo.
I PRIMI INTERROGATIVI.
Chi era dunque l'uomo che telefonò al ristorante? Da dove chiamò se dall'hotel Savoy non partì nessuna telefonata? E ancora: Perché nessuno mai ammise di essere l'autore di quella chiamata? Fu lo stesso Tenco a telefonare magari da un telefono esterno trovato lungo la strada durante il suo rientro in albergo? Ma colui che la ricevette, perché non riconobbe la voce di Tenco? Misteri che si accavallano, mentre qualcuno prospettò un'altra ipotesi, ancora più allarmante. Alcuni dipendenti dell'albergo infatti assicurarono i giornalisti di aver sentito nella notte un violento alterco tra Dalida e Tenco a proposito dell'esclusione della canzone. Ognuno accusava l'altro della cattiva esecuzione del brano e della conseguente bocciatura. Se così fosse allora, bisogna dedurre che una volta arrivati in albergo, Dalida e i due dirigenti della casa discografica trovarono Tenco che era ancora vivo?
(2 - continua)
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