martedì 28 febbraio 2012

Ciao babbo...

Vent'anni babbo, sono passati vent'anni esatti. Mi sembra ieri quando ti ho visto per l'ultima volta. Capivo che qualcosa stava prendendo una brutta piega, ma non volevo crederci assolutamente. Tu, forte come una roccia non avresti mollato tanto facilmente, perché nella tua vita, specialmente nel periodo della guerra ne avevi visti di brutti momenti ma sempre ne eri venuto fuori alla grande. Puntatore al cannone contro i tedeschi rabbiosi che rispondevano colpo su colpo, quelle mitragliate poi di un aereo americano che ti avevano strappato di mano la bicicletta, e quella bomba che ti aveva catapultato al di là del muro perimetrale del cimitero di Follonica tra lapidi pietre e calcinacci. E me lo raccontavi ridendo, mentre io, poco più che undicenne, ascoltavo tutto ciò immaginandoti indistruttibile e sempre presente nel darmi la mano. Ecco, quell'ultimo giorno che ti ho visto ho ripensato a tutto questo, quindi, un'altra brutta avventura da superare ho sperato, da vincere, da battere. Ma non era così, e tu lo sapevi babbo, perché fino all'ultimo quella volta hai rimandato quel ricovero in ospedale "per un controllo" più a lungo possibile, volendo rimanere ancora aggrappato alle tue cose, alla tua casa, ai tuoi affetti, forse alla vita. A volte il futuro si percepisce, perché a differenza di quando gli auguri te li facevo in anticipo o in ritardo -sai come sono!-, quella volta in occasione del tuo ultimo compleanno ti telefonai la sera al ristorante, mentre senza me, ma assieme a tutta la famiglia festeggiavi la ricorrenza. Fu una bella sorpresa per te, e per me fu una gioia immensa sentirti padrone dei tuoi 81 anni portati alla grande, vissuti alla grande. Eri allegro come sempre babbo, quel 30 agosto, perché questo era il tuo carattere, era il tuo modo di vivere, senza sapere invece che ti rimanevano soltanto ancora sei mesi esatti di vita. La morte non ti ha mai spaventato però, perché semplicemente usavi dire che "la vita è una ruota che gira", ma ora eravamo proprio lì, alla fine di quel giro della ruota. Nel tardo pomeriggio di quel 28 febbraio del 1992 sono stato io a prendere la tua mano e a tenerla stretta tra le mie. Nel silenzio di quella camera di ospedale, lunghi sguardi intensi tra di noi che hanno detto tutto, poi la fine del tuo respiro e l'inizio del mio dolore mai sopito. Ti sei addormentato sereno babbo, e questa è stata la mia unica consolazione.... Riposa in pace babbo, Ti voglio bene....

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sor Pietro,
la ricordo e la ricordero'sempre
come una delle piu'care persone che ho conosciuto nella mia VITA.