martedì 8 febbraio 2011

Tragedia e retorica, un vezzo tutto italiano

La tragedia umanamente colpisce. Quando si tratta di bambini è una sconfitta per l'intero sistema. E parlo dei quattro piccoli rom periti nel rogo della loro baracca nel campo nomadi di Roma dove vivevano con i genitori. Quattro fratellini di età compresa tra i 4 e gli 11 anni dunque. Per loro, pur nella giovanissima età, una vita mai vissuta. Una tragedia dunque, e fin qui, dolore per queste quattro vite spezzate. Oggi, purtroppo è iniziata l'operetta e la retorica ha preso il sopravvento: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si cosparge il capo di cenere davanti ai genitori dei piccoli e dice "Questa è una tragedia che pesa su tutti noi", il sindaco della capitale Gianni Alemanno che afferma "Il trasferimento nel nuovo campo è stato bloccato dalla Sovrintendenza", con i burocrati che di rimbalzo respingono al mittente con un "Mai ostacolato il Comune". Ma si va anche oltre. Di nuovo il presidente Napolitano sentenzia che bisogna dare "Alloggi dignitosi ai rom", e il commissario dei diritti umani Pietro Marcenaro sospira che "Da 50 anni i nomadi sono senza diritti, neppure quelli di acqua e luce" e così via. Parole belle, giuste se vogliamo, ma fuori luogo. Una casa dignitosa la devono avere tutti, certo, ma i primi ad averla in assoluto devono essere coloro che lavorano e pagano le tasse, e di italiani in condizioni precarie e senza un tetto sulla testa ce ne sono a migliaia. E' un vezzo tutto italico pertanto quello di rispondere a tragedie -e se poi sono coinvolte etnie diverse il teatrino è maggiore-, con proclami solenni e facce contrite. Senza volere, ma senz'altro con troppa leggerezza, si contribuisce maggiormente a scavare il solco dell'indifferenza -se non della rabbia- tra autoctoni ed etnie diverse. Quello che dovremmo invece fare per arrivare ad un integrazione reale e non di sole parole, è insegnare che in una comunità di persone civili ci sono norme e leggi da seguire, sia di relazioni che di buon vicinato, oltre che un lavoro onesto che permetta pari dignità. Il risultato di tutto questo porterebbe all'abbattimento di qualsiasi campo nomadi -che già di per sé ha un suono lugubre- e relative tragedie. Ma soprattutto porterebbe all'abbattimento di quelle barriere che da millenni dividono autoctoni e rom.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Arrestare Napolitano, tutti coloro che lavorano per lui e tutto il resto di disgraziati che pretendono di di fare e non fanno gli interessi di noi Italiani il resto spedirli una volta per tutte nel paese di originr