Ai miei tempi con gli amici andavo a ballare a Prato. Da Livorno, mia città, erano una manciata di chilometri che in autostrada si macinavano in poco più di mezz'ora. A Prato c'erano le più belle ragazze della Toscana -si diceva allora- ma sicuramente era solo una nostra convinzione, anche se di belle ragazze ce ne erano veramente tante. Prato, piccola cittadina ma ricca per le sue industrie, rappresentava il meglio della laboriosità dei toscani, tessuti e pellame, un marchio di fabbrica conosciuto in tutto il mondo. Chissà cos'è successo nel frattempo, e com'è che Prato sia diventata tutto a un tratto Chinatown, una cittadina dove su 180 mila abitanti, ben 20 mila sono i cinesi regolarmente censiti, 10 mila quelli irregolari, oltre 3000 sono le ditte a loro intestate (fonte Metropol 2008), ditte che attraverso uffici di Money Transfer -, ogni giorno movimentano da Prato 1,2 milioni di euro diretti in Cina, un flusso di denaro che annualmente ammonta a 500 milioni. Soldi, e tanti, lucrati illegalmente, lontani da ogni tassazione, da ogni controllo, se pensiamo che su 156 ispezioni effettuate dalla Guardia di Finanza nei primi mesi del 2010 su altrettanti laboratori, tutti e 156 sono risultati fuorilegge. Prodotti cinesi "made in Prato" dunque, che proprio in virtù della loro illegalità hanno messo in ginocchio le imprese tenute in piedi da italiani, quelle in regola con tutte le tassazioni immaginabili, costrette a chiudere da questa concorrenza illegale. Ora ci sono anche dei "morti ammazzati", tre nel giro di pochi giorni e dietro a questi omicidi si intravede il ungo braccio della Mafia cinese. Qualcosa non gira più nel verso giusto, tanto che la Magistratura apre un inchiesta battezzata "Permessopoli" per indagare a fondo sul perché tanti cinesi siano approdati a Prato, e i risultati sono sconcertanti, tanto che finiscono in carcere, oltre a due capi della comunità cinese, un vice questore, quattro poliziotti e due carabinieri, con l'accusa di corruzione, cioè, aver rilasciato un infinità di permessi di soggiorno dietro pagamento di forti somme. Bella roba, un putiferio che ha scosso la comunità cinese per i controlli a tappeto messi in atto delle Forze dell'ordine, seguiti da una viva protesta dell'ambasciatore Ding Wei "per i troppi controlli verso la sua comunità da parte della polizia". Cosa dire... forse non c'è proprio niente da dire, ma da fare: cercare gli imprenditori irregolari -oltre ai clandestini- e rispedirli a casa, a spese nostre, sequestrare tutto l'illegale costruito in casa nostra e ristabilire la legalità in questo spicchio di Toscana. Come sono lontani i tempi delle mie trasferte a Prato per "donne, whisky e rock'n'roll", quando a Prato ritrovavi tutto lo spirito toscano della sua gente, quando anche il più mite dei pratesi mostrava sorridendo la sua dignità col detto "Son di Prào e voglio esse rispettào". Oggi di rispetto nei loro confronti non c'è rimasto più niente...
lunedì 28 giugno 2010
Prato e Chinatown...
Ai miei tempi con gli amici andavo a ballare a Prato. Da Livorno, mia città, erano una manciata di chilometri che in autostrada si macinavano in poco più di mezz'ora. A Prato c'erano le più belle ragazze della Toscana -si diceva allora- ma sicuramente era solo una nostra convinzione, anche se di belle ragazze ce ne erano veramente tante. Prato, piccola cittadina ma ricca per le sue industrie, rappresentava il meglio della laboriosità dei toscani, tessuti e pellame, un marchio di fabbrica conosciuto in tutto il mondo. Chissà cos'è successo nel frattempo, e com'è che Prato sia diventata tutto a un tratto Chinatown, una cittadina dove su 180 mila abitanti, ben 20 mila sono i cinesi regolarmente censiti, 10 mila quelli irregolari, oltre 3000 sono le ditte a loro intestate (fonte Metropol 2008), ditte che attraverso uffici di Money Transfer -, ogni giorno movimentano da Prato 1,2 milioni di euro diretti in Cina, un flusso di denaro che annualmente ammonta a 500 milioni. Soldi, e tanti, lucrati illegalmente, lontani da ogni tassazione, da ogni controllo, se pensiamo che su 156 ispezioni effettuate dalla Guardia di Finanza nei primi mesi del 2010 su altrettanti laboratori, tutti e 156 sono risultati fuorilegge. Prodotti cinesi "made in Prato" dunque, che proprio in virtù della loro illegalità hanno messo in ginocchio le imprese tenute in piedi da italiani, quelle in regola con tutte le tassazioni immaginabili, costrette a chiudere da questa concorrenza illegale. Ora ci sono anche dei "morti ammazzati", tre nel giro di pochi giorni e dietro a questi omicidi si intravede il ungo braccio della Mafia cinese. Qualcosa non gira più nel verso giusto, tanto che la Magistratura apre un inchiesta battezzata "Permessopoli" per indagare a fondo sul perché tanti cinesi siano approdati a Prato, e i risultati sono sconcertanti, tanto che finiscono in carcere, oltre a due capi della comunità cinese, un vice questore, quattro poliziotti e due carabinieri, con l'accusa di corruzione, cioè, aver rilasciato un infinità di permessi di soggiorno dietro pagamento di forti somme. Bella roba, un putiferio che ha scosso la comunità cinese per i controlli a tappeto messi in atto delle Forze dell'ordine, seguiti da una viva protesta dell'ambasciatore Ding Wei "per i troppi controlli verso la sua comunità da parte della polizia". Cosa dire... forse non c'è proprio niente da dire, ma da fare: cercare gli imprenditori irregolari -oltre ai clandestini- e rispedirli a casa, a spese nostre, sequestrare tutto l'illegale costruito in casa nostra e ristabilire la legalità in questo spicchio di Toscana. Come sono lontani i tempi delle mie trasferte a Prato per "donne, whisky e rock'n'roll", quando a Prato ritrovavi tutto lo spirito toscano della sua gente, quando anche il più mite dei pratesi mostrava sorridendo la sua dignità col detto "Son di Prào e voglio esse rispettào". Oggi di rispetto nei loro confronti non c'è rimasto più niente...
sabato 26 giugno 2010
Azzurri: Bidoni Mondiali
(foto: Quagliarella e Cannavaro, l'immagine della disfatta)
mercoledì 23 giugno 2010
Caso Cogne in tivu: ancora?
venerdì 18 giugno 2010
Vuvuzela, il belato continuo
martedì 15 giugno 2010
Un mare di petrolio ci sommergerà...
L'airone non vola più. Nemmeno il pellicano, spiaggiato sulle dune della Louisiana, con ali in croce grondanti bitume rivolte al cielo. E' questa l'immagine del disastro causato dall'affondamento della trivella "Deepwater Horizon", crollata in mare dopo un devastante incendio che ha causato 11 vittime e numerosi feriti. Era solo l'inizio del dramma, poi oltre 3 milioni di litri di greggio al giorno hanno cominciato ad invadere il Golfo del Mexico, in quello che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha definito "un nuovo 11 settembre per l'America". Ed era il 20 aprile scorso, vale a dire quasi due mesi fa. E' il disastro ecologico di più vaste proporzioni mai accaduto, con conseguenze peggiori di quelle che causò la petroliera Exxon Valdez, quando nel 1989 si incagliò su una scogliera del Golfo dell'Alaska, riversando in mare 11 milioni di galloni di petrolio. Da ricognizioni aeree, si parla di una macchia oleosa dallo spessore di 170 metri che copre un area di oltre 1500 chilometri quadrati, una trappola mortale per delfini, tartarughe marine e balenottere, oltre a tutta la vasta specie di pesci. Ma con l'avvicinarsi alla costa della Louisiana, in pericolo adesso c'è anche il fragile ecosistema delle paludi. I vari sistemi messi in atto dalla BP per arginare il flusso del greggio che sgorga da una profondità di 1500 metri sotto il livello del mare sono in parte falliti, nonostante nell'area abbia inviato 32 navi nel tentativo di arginare la perdita. Da più parti si auspica che questo disastro dia lo stop, una volta per tutte alle esplorazioni "offshore", ed anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, spinto dalle proteste interne, ha deciso di bloccare le concessioni per nuove trivellazioni, come ha spiegato il consigliere David Axelrod, "fino a che non saranno chiarite le cause di quanto è accaduto nel Golfo del Mexico". E per quanto riguarda l'Italia? Secondo una denuncia di Greenpeace, "il Governo invece rilascia autorizzazioni a valanga qua e là nell'Adriatico, ultimamente anche al largo delle Isole Tremiti". Ma è così difficile liberarci dalla schiavitù del petrolio? Cinquant'anni di disastri ecologici ed ecosistemi compromessi, non sono sufficienti per indurci ad una ricerca approfondita verso energie rinnovabili? Il pellicano con le ali al cielo grondanti petrolio è morto invano sulle coste della Louisiana...
domenica 13 giugno 2010
Crisi, Mamma Rai e mamma mia...
Mauro, 40 anni, settore metallurgico, con uno stipendio mensile di 1300 euro deve mandare avanti una famiglia composta da moglie e due figli, deve pagare un mutuo di 360 euro al mese, vacanze zero se non qualche giorno dai genitori in Calabria, e grandi difficoltà ad arrivare a fine mese. E non è solo in questa situazione, è solo uno dei milioni di "colleghi di sventura" in questa nostra Italia popolata di figli e figliastri. Si dirà "eh vabbé, c'è crisi, e la crisi quando c'è non guarda in faccia nessuno, quindi..." Ma siamo proprio sicuri che la crisi non guardi in faccia nessuno? Ci sono alcuni settori -troppi- dove la parola crisi non è di casa, è sconosciuta, e uno di questi è il carrozzone della Rai, o meglio, i personaggi che lo popolano, i cosiddetti "baciati dalla fortuna", ai quali piovono stipendi da nababbi pagati purtroppo con soldi dei contribuenti. In testa a questa graduatoria di "baroni" c'è Fabio Fazio, (foto) si, quello di "Che tempo che fa": 2.000.000 di euro all'anno (due milioni di euro! = a 4 miliardi di lire!). Lo segue Antonella Clerici, si quella di varie trasmissioni popolari tipo "Ti lascio una canzone": € 1.500.000 all'anno (un milione e mezzo di euro! = 3 miliardi di lire!). Terzo in questa classifica di sfrontati, Carlo Conti, si, quello con la faccia tinta di nero e conduttore di varie -se non tutte!- trasmissioni, dai quiz quotidiani alle rimpatriate nostalgico-musicali: € 1.300.000 all'anno (un milione e 300 mila euro = 2 miliardi e 600 milioni di lire!). Al quarto posto il "vespa-vesporum dei salotti Bruno Vespa, si, quello del "Porta a Porta": € 1.200.000 all'anno (2 miliardi e 400 milioni di lire!). Arrivano in ordine poi Simona Ventura con 900.000 euro, Michele Santoro con 715.000, Gianni Floris 450.000, Pupo 400.000 e ultima -ma che disgraziata!- Milena Gabanelli, quella di "Reporter" su Rai3 con 150.000 euro. Questi dunque gli stipendi di solo 9 personaggi i quali la parola "crisi" l'avranno certamente sentita pronunciare, ma che però non è mai entrata nelle loro tasche. E quale crisi vuoi che senta un Fabio Fazio con uno stipendio mensile di 166.000 euro, sedicimila euro in più di quello che percepisce annualmente la collega Gabanelli e che tutto sommato, ha un programma molto più interessante del suo? Che vengano dunque i tagli, ma non del 5/10 per cento sullo stipendio attuale, ma che questa percentuale sia invece la cifra da prendere su quello che fino ad oggi hanno intascato alla faccia dei troppi Mauro...
lunedì 7 giugno 2010
Calcio: lascia che i milioni vengano a me
Guadagnano in un anno quello che un comune mortale non guadagna in un intera vita di lavoro, e nonostante questo, peste e corna ad un parlamentare che sebbene spesso parli a vanvera, questa volta ci ha azzeccato: "Ridurre ingaggi e stipendi dei calciatori". Lo propone Roberto Claderoli, ministro della Semplificazione normativa: "Visto la crisi economica che attraversiamo, perché non intervenire anche sui compensi da capogiro percepiti dai calciatori"? Mettersi una mano sulla coscienza dunque, cioè spingere i club calcistici e la Federazione a stringere i cordoni della borsa, evitando così quello schiaffo morale nel voler far sentire i più tartassati del reame i lavoratori, quelli che per dirla franca faticano ad arrivare alla fine del mese. Cifre alla mano, tra i giocatori c'è che si porta a casa uno stipendio di 12,5 milioni di euro all'anno, escluso diritti di immagine, un qualcosa quindi come più di un milione di euro al mese. Siamo lontani dal mondo reale dunque, e questo purtroppo è un andazzo che non tende a migliorare, poiché se nei primi anni Settanta il rapporto tra valutazione di un giocatore -Giuseppe Savoldi, pagato 2 miliardi- e stipendio era di poco superiore a 1 a 20.000, nel 2009 tra valutazione di un giocatore come Cristiano Ronaldo e uno stipendio medio è salito a più di 1 a 60.000, e questa la dice lunga. E i paperoni della pedata come l'hanno presa la proposta di Calderoli? Uno per tutti, Fabio Cannavaro: "Siamo un paese ridicolo" afferma, non alludendo senza dubbio alle cifre infatti che si beccano in questo Paese, mentre Gigi Buffon, più flemmatico, dichiara che invece "di fare certe sparate e darci stoccate via stampa, i politici farebbero meglio a venirci a incontrare e a parlarci di persona", senza spiegare però il motivo di quegli incontri, se per trovare la percentuale da togliere agli ingaggi o piuttosto, una serata di bagordi in uno dei meglio alberghi "5 stelle lusso" dove normalmente vanno in ritiro. E gli allenatori? Beh ,anche loro non prendono noccioline dal mondo del calcio, quindi? Renzo Ulivieri ha le idee chiare: "Comincino i ministri a rinunciare alle loro indennità", pertanto senza mezze perifrasi, "che non ci rompano i c....". Per concludere, che giovani diciottenni pallonari si permettano auto da sogno e ingaggi stratosferici, che allenatori pallonari posseggano yacht da sogno e milioni di stipendio e infine, che i poveri Fantozzi stringano la cinta e facciano la fame. E' il calcio, bellezza...
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