martedì 29 novembre 2011

Doina Matei santa subito...

Se c'è un paese privo di memoria, pronto a porgere l'altra guancia, questo è l'Italia. Almeno in questo siamo primi nel mondo intero. Dei più turpi e assurdi delitti, per esempio, la nostra memoria è corta, e per di più, arriviamo persino a confondere la vittima col carnefice. In certi casi poi, come si suol dire "a morto caldo", ecco spuntare il "perdono", come se aver tolto la vita ad un essere umano fosse quasi come il pentimento di una frase di troppo. Tutto questo per entrare nel merito di ciò che si legge oggi sulle pagine di alcuni quotidiani a proposito dell'uccisione di Vanessa Russo, 23 anni, (foto) avvenuta il 26 aprile del 2007 nella metropolitana di Roma per mano della rumena Doina Matei. Un banale litigio che finì con la punta di un ombrello infilzato in un occhio dell'italiana, che morirà il giorno dopo per le gravi ferite riportate. Rintracciata dopo la fuga, la rumena in sede processuale venne condannata in via definitiva a 16 anni di carcere, pena che tuttora sta scontando nel penitenziario di Perugia. Questo il fatto, il triste fatto, poi, siccome siamo italiani, c'è anche un seguito. Un premio -avete letto bene: un premio letterario- a Doina Matei offerto dalla provincia di Livorno e dal Salone del Libro a proposito di un suo manoscritto nell'ambito di "Racconti dal carcere", dove la ragazza esterna tutto il suo pentimento, l'amarezza per "i miei progetti andati in fumo", alludendo a quella casa da comprare in Romania con i soldi racimolati facendo la prostituta per le vie di Roma. E poi scrive: "Ha senso fare ancora dei progetti dopo che la vita ti ha sbattuto in faccia che i sogni non si avvereranno"? Un pentimento non tanto per quella vita che ha spento, ma per i suoi progetti che non troveranno sbocco, per i suoi due figli che non avranno una casa, per una vita agiata dunque. Chissà se tutto ciò sarà stato valutato dai "baroni letterari" che hanno voluto premiare questa nuova Grazia Deledda, il Silvio Pellico delle "Mie Prigioni" o il Thomas Mann del "Decadenza di una Famiglia", chissà, ma siccome come dicevo all'inizio, in Italia tutto finisce a "tarallucci e vino", ecco che si premia il carnefice e si dimentica la vittima. Al cimitero di Prima Porta a Roma una lapide è sempre ricoperta di fiori bianchi. Sono quelli portati dai genitori di Vanessa, una ragazza che di sogni ne aveva davvero tanti, un marito, dei figli e un lavoro onesto. Se non fosse per quell'incontro con Doina nella stazione della metropolitana il 26 aprile di quattro anni fa...

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Gericus,
delle volte mi chiedo se' e' fantasia o realta'perche' come dici tu siamo proprio in una situazione catastrofica. Ma come la si premia perche' ha scritto 2 righe,come tutti questi criminali carogne che prima ammazzono e dopo diventano tutti Santi perche' hanno visto la luce, io gli darei si ma luce della sedia elettrica.

Anonimo ha detto...

dovrebbero appenderla per i piedi

Doina ha detto...

Ma vergognatevi.
Sta ragazza si sta facendo 16 anni per un colpo con l'ombrello durante un litigio con una drogata.

Pensate poi a quella santa sua coetanea che ha ucciso madre e fratellino con 100 coltellate a freddo (100, e non con un ombrello) ed è già libera dopo essersi diplomata e laureata in carcere (a nostre spese). Ah, già ma quest'ultima è italiana...

Anonimo ha detto...

per l'anonimo sopra, chissa che appendano per i piedi te. Frustrato.

Anonimo ha detto...

dovrebbe essere uccisa nello stesso modo... bastarda lei e bastrdi chi la difende.......