martedì 29 novembre 2011

George Harrison: "All things must pass"...

Era il Beatles più tranquillo, più semplice, serio e discreto. George Harrison (foto) se ne è andato esattamente dieci anni fa, in quel 29 novembre 2001, e a portalo via a 58 anni, un cancro al cervello. Ma non bisogna pensare che sia stato marginale al successo dei "Fab Four", poiché la sua chitarra era uno dei punti di forza del quartetto di Liverpool, poiché George -lead guitar-, era sicuramente più completo in tecnica di John Lennon, rilegato in questo caso nel ruolo di "rhythm guitar". Di sicuro non era facile trovare spazio accanto al duo Lennon-McCartney, e lui che non era certo un "protagonista a tutti i costi", se ne stava tranquillo in terza posizione con Ringo Starr in quarta. Ma il successo stratosferico dei Beatles lo si deve certamente anche a lui e a delle perle che ci ha regalato, la prima delle quali è "Something", subito affiancata dalla struggente "While my guitar gently weeps", senza dimenticare "Here comes the sun", per arrivare poi alla spiritosa "Taxman" dei primi tempi. "Essere il front-man non è mai stato il mio forte, perché è da dietro che vedi la realtà" ebbe a dire una volta alla domanda "com'è che si vive all'ombra di Paul & John". E intanto scriveva e metteva da parte, poiché lo sapeva -come disse in un intervista- che "i Beatles prima o poi si scioglieranno, e da lì in poi avrò la possibilità di cimentarmi con i miei pezzi". Il successo strepitoso come autore e solista arrivò nel '70 con "My Sweet Lord", un pezzo con uno strascico legale dovuto ad un caso di plagio della canzone "He's so fine" delle "Chiffons", seppure la versione di Harrison era di gran lunga una meraviglia rispetto alla prima. Ma di tempo per cantare sue canzoni George Harrison ne ebbe poco, colpito appunto da quella forma inoperabile di cancro al cervello, secondo "Scarafaggio" ad andarsene dopo John Lennon. Anche la morte lo trovò sereno, in pace con se stesso: "Nell'insieme non avrebbe proprio importanza se non avessimo mai fatto dischi o cantato una canzone. Non è importante quello. Quando muori avrai bisogno di una guida spirituale e di una conoscenza interiore che vada oltre i confini del mondo fisico. Con queste premesse direi che non ha molto importanza se sei il re di un paese, il sultano del Brunei o uno dei favolosi Beatles; conta quello che hai dentro. Alcune delle migliori canzoni che conosco sono quelle che non ho ancora scritto, e non ha neppure importanza se non le scriverò mai, perché sono un niente se paragonate al grande quadro". Parole di George Harrison, l'anima pulita dei "Fab Four".

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