mercoledì 25 maggio 2011
Libia: nemici di là, amici di qua.
(foto: Non siamo in guerra in Libia, ma stiamo aiutando i ribelli a imporre la pace)
lunedì 23 maggio 2011
Dsk: Tira così tanto il pelo?
mercoledì 18 maggio 2011
Una caserma a luci rosse
(foto Carmela Melania Rea)
giovedì 12 maggio 2011
Al capezzale di Schengen...
Su sollecitazione dello xenofobo Partito del popolo danese della pasionaria Pia Kjaersgaard, componente essenziale della maggioranza parlamentare, il governo di centro destra ha deciso di reintrodurre, entro tre settimane e avvalendosi di nuovi strumenti elettronici, i controlli ai confini sia con la Germania, sia con la Svezia. La motivazione è che è necessario porre un argine alla immigrazione illegale e alla conseguente infiltrazione della criminalità organizzata che seguiranno alla ondata di arrivi dal Nordafrica che sta investendo l’Europa meridionale. Vista la sua conformazione geografica, e la conseguente possibilità di entrarvi dal mare, è dubbio che le misure adottate basteranno a isolare la Danimarca dalla paventata invasione. Ma la decisione di Copenaghen è una vera e propria bomba scagliata contro un edificio europeo che sta già vacillando, e che proprio ieri il commissario Barnier, andando in controtendenza, ha esortato a rinforzare prima che sia troppo tardi, aprendosi di più a una immigrazione necessaria per disporre di una sufficiente forza lavoro.
Anzitutto, essa significa che, qualunque decisione adotteranno i ministri degli Interni dei 27 in materia di revisione di Schengen, questa potrebbe essere ignorata o scavalcata da singoli governi che si sentissero in qualche modo minacciati. Ma, soprattutto, è la prova finora più eclatante che i Paesi del Nordeuropa non sono affatto disposti a condividere con noi e con gli altri Paesi mediterranei investiti dalle masse africane il peso della potenziale «migrazione biblica» di cui ha parlato spesso il ministro Maroni. Si tratta della conseguenza naturale di una evoluzione cui nessuno sembra sfuggire. Dalla Danimarca stessa alla Svezia, dalla Finlandia all’Olanda, dal Belgio alla Francia, partiti populisti e più o meno esplicitamente antieuropei e xenofobi stanno conquistando fette sempre maggiori di elettorato e sempre più spesso condizionano la formazione e la linea politica dei governi. È già successo all’Aia e a Copenaghen, sta succedendo a Helsinki e potrebbe succedere perfino in Francia se continuasse l’avanzata del Fronte nazionale di Marine Le Pen. Per adesso la tendenza sembra risparmiare la Germania, ma solo perché i tedeschi devono sentirsi abbastanza tutelati dal governo Merkel: appena ieri, per esempio, il ministro degli Interni ha dichiarato che"l’Italia era un grande Paese che poteva benissimo gestire l’arrivo di qualche decina di migliaia di profughi senza pretendere di disperderli nel resto dell’Unione".
Paradossalmente, la marea nazional-populista sta già investendo anche l’Europa dell’Est, che fino adesso era terra di emigrazione piuttosto che di immigrazione (ricordate il mitico idraulico polacco, che fu protagonista del referendum francese sul nuovo trattato europeo?), ma dove si sta comunque molto meglio che in Africa e in Asia e che perciò potrebbe diventare la prossima meta per i disperati che vogliono varcare il Mediterraneo.
Il Trattato di Schengen non è il Trattato di Lisbona, tant’è vero che numerosi membri della Ue, a cominciare dalla Gran Bretagna, hanno rifiutato di aderirvi (i più poveri, come Romania e Bulgaria, spingono invece per farlo). Tuttavia, esso è considerato tuttora con favore dalla maggioranza dei cittadini europei, lieti di potere viaggiare per tre quarti del continente senza più controlli. Ma se la «migrazione biblica» si materializzasse, è destinato a diventare, almeno nella sua forma attuale, la prima vittima dell’antieuropeismo che si sta diffondendo. Già oggi potremmo averne un primo assaggio. Purtroppo, per la nostra posizione geografica, rischiamo di essere quelli più danneggiati da un suo ridimensionamento.
(da Il Giornale.it)
Commenti online di alcuni lettori:--------------------------------
#66 Arrigo D'Armiento
il 12.05.11 alle ore 16:12 scrive:
SCHENGEN, ERRORE DA CORREGGERE - La libera circolazione di tutti i cittadini europei nel vecchio continente è cosa bella e giusta, la mancanza di controlli è pura follia. Che dal controllo dei passaporti si passi al controllo delle carte d'identità va benissimo, ma il controllo alle frontiere è essenziale per evitare l'espatrio di criminali, di malviventi, di pregiudicati, di asociali. Nell'era dei computer, i controlli dovrebbero essere facili e rapidi. Quando la polizia faceva ronde notturne in città, esibire i documenti era un fastidio, ma ci faceva sentire più sicuri. Con Schengen siamo tutti meno sicuri. Arrigo d'Armiento – Roma
#60 Wolf (5983)
il 12.05.11 alle ore 14:20 scrive:
#57 Lolly (240) -
il 12.05.11 alle ore 14:07 scrive:
Credo che in Danimarca facciano bene... - Solo noi accogliamo tutti come se fossero tanta manna...vedremo con il tempo chi abbiamo veramente aiutato....purtroppo l'esperienza mi ha insegnato a essere MOLTO..diffidente...
mercoledì 11 maggio 2011
Professione: Ospite televisivo
lunedì 9 maggio 2011
Gunter Sachs, ultimo playboy...
te l'epoca dei "playboy", quella vissuta a cavallo degli anni '60 e '70. Erede di una ricca famiglia -si era preso la "Fichtel & Sachs" del padre morto a sua volta suicida nel 1958-, il giovane 25enne Gunter si era ritrovato nei giri e nelle compagnie che contano, quelle del cosiddetto "jet-set". Facile con i miliardi del papà darsi alla bella vita, pertanto auto da sogno, yacht da mille e una notte e soprattutto, bellissime donne, alcune di questi come le attrici francesi Capucine e Juliette Grecò, la principessina Ira Furstemberg, l'ex imperatrice iraniana Soraya, e Marina Doria, -in seguito sposa di Vittorio Emanuele di Savoia-, con la quale, come ha scritto lui in un libro di memorie, "una volta incontrati ci siamo desiderati immediatamente". Ma la donna che lo proiettò senz'altro nel limbo dei play boy fu Brigitte Bardot, sex symbol europeo ed equivalente in fascino e seduzione al mito americano di Marilyn Monroe. "Quando incontrai Brigitte Bardot in me si destò il lupo", affermò allora Gunter Sachs. E amore fu. Si sposarono a Las Vegas nel 1966, con divorzio avvenuto nel 1969 dopo mesi di eccessi, amori e stravaganze. Se prima era stato l'invidia dei giovani di quegli anni, all'annuncio del divorzio gli stessi giovani si chiesero come può un uomo mandare a quel paese una icona della bellezza come Brigitte Bardot, perché si scrisse che la diva francese lo avesse mollato poiché stufa delle scappatelle del marito. Scavezzacollo ma con gusto, poiché Gunter Sachs oltre che per le sue avventure "d'alto livello", fu riconosciuto anche per lo stile con cui conquistava le sue donne -si dice che in elicottero lasciò cadere sulla villa di Brigitte a Saint Tropez una cascata di petali di rose rosse-, oltre che per il suo abbigliamento che fece epoca: pantalone bianco, camicia a righe bianche e azzurre con collo aperto senza cravatta, e infine piedi nudi dentro a mocassini neri. Di sicuro fu un personaggio che assieme ad altri "pari simili" come Gigi Rizzi -che fu il nuovo amore di BB- e Beppe Piroddi creò il mito di Saint Tropez, quello delle feste senza fine al "Pirata" e delle colazioni mattutine al "Gorille", il bar dei vip sul porto. Una vita sopra le righe dunque per quella stagione irripetibile, chiusa a 78 anni da un colpo di pistola in quello chalet di legno sulle alture di Gstaad, altro luogo esclusivo di un epoca ormai lontana. Come quella, appunto, dei playboy.
(foto: Gunter Sachs e Brigitte Bardot)
giovedì 5 maggio 2011
Osama bin Laden: Ei fu...
Ei fu. Siccome immobile
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di
tanto spiro,
così percossa,
attonita la terra al nunzio sta,
muta
pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una
simile orma di pié
mortale
la sua cruenta
polvere a calpestar verrà...
Osama bin Laden "Ei fu" solo tre giorni prima...