martedì 26 ottobre 2010

BARBARA 26.10.2008


Ricordati Barbara
Pioveva senza tregua quel giorno su Brest
E tu camminavi sorridente
Raggiante rapita grondante, sotto la pioggia.
Ricordati Barbara,
Pioveva senza tregua su Brest
E t'ho incontrata in rue de Siam
E tu sorridevi, e sorridevo anch'io
Ricordati Barbara,
Tu che io non conoscevo
Tu che non mi conoscevi
Ricordati, ricordati comunque di quel giorno
Non dimenticare
Un uomo si riparava sotto un portico
E ha gridato il tuo nome Barbara
E tu sei corsa incontro a lui sotto la pioggia
Grondante rapita raggiante
Gettandoti tra le sue braccia
Ricordati di questo Barbara
E non volermene se ti do del tu
Io do del tu a tutti quelli che si amano
Anche se non li ho visti che una sola volta
Io do del tu a tutti quelli che si amano
Anche se non li conosco
Ricordati Barbara, non dimenticare
Questa pioggia buona e felice
Sul tuo viso felice
Su questa città felice
Questa pioggia sul mare, sull'arsenale
Sul battello d'Ouessant
Oh Barbara, che cazzata la guerra
E cosa sei diventata adesso
Sotto questa pioggia di ferro
Di fuoco acciaio e sangue
E lui che ti stringeva fra le braccia
Amorosamente
E' forse morto disperso o invece vive ancora
Oh Barbara, piove senza tregua su Brest
Come pioveva allora
Ma non è più così e tutto si è guastato
E' una pioggia di morte desolata e crudele
Non è neppure più bufera
Di ferro acciaio e sangue
Ma solamente nuvole che crepano come cani
Come cani che spariscono
Seguendo la corrente su Brest
E scappano lontano a imputridire
Lontano da Brest
Dove non c'è più niente. (Jaques Prévert)

sabato 23 ottobre 2010

Sarah e il baraccone mediatico.

Giornate intere di Sarah, talk show nella stessa ora su ogni canale, scoop, nuove verità, nuove ammissioni... Se con il delitto di Cogne pensavamo di aver toccato il fondo, con quello di Avetrana siamo scesi oltre. Non c'è il minimo particolare di Sarah Scazzi che non sia stato reso pubblico, discusso, interpretato. Di lei, di questa povera vittima ormai sappiamo tutto; voleva fuggire dal paesello, era infatuata di Ivano e delle sue coccole, che con la cugina Sabrina -quella che ora è in carcere accusata dal padre della partecipazione al delitto- si divideva tra gelosie e battibecchi. Da quel funesto 26 agosto, non c'è giorno che Sarah non sia stata l'argomento di ore e ore di trasmissioni. Di lei si parla nei programmi del mattino, nei telegiornali, nella "Vita in diretta" pomeridiana, e nella sera nei salotti dei vari Vespa, Vinci, Sottile, Capuozzo, Sky 24... Ospiti prezzolati che saltano da una trasmissione all'altra e che dicono la loro come fossero tante bocche della verità, giornalisti, psichiatri, psicologi e soprattutto, criminologi, assurti al ruolo di vere e proprie star che "tutto sanno e tutto spiegano", ospiti ormai assunti in pianta stabile visto il ripetersi di delitti "da raccontare". Si parla di diritto di cronaca, ma se tutto questo è cronaca allora significa che il giornalismo è giunto al capolinea, rimpiazzato dal "pettegolezzo", dalla morbosità dei particolari, e ossessionato dal raggiungere lo "share" più alto che equivale a maggior introiti pubblicitari, quindi soldi. Si dice che la televisione offre quello che vuole la gente, mentre invece credo che la gente sia succube di ciò che mostra la televisione. Povera Sarah, come il piccolo Samuele di Cogne anche lei è passata in secondo piano, offuscata in interesse dalle affermazioni, ritrattazioni, confessioni e mezze ammissioni della famiglia Misseri-Addams. Che strana la vita. Qualcuno, subito dopo la scomparsa affermò che nei suoi sogni di bambina c'era la volontà di diventare famosa, e che per farlo aveva escogitato una mezza fuga e un veloce ritorno, lasciando le sue foto migliori che giornali e televisione avrebbero mostrato. Tutto e ancor di più è stato fatto: l'abbiamo vista seduta in jeans e maglietta rosa, primo piano dagli occhi sognanti, allegra con il tuo amato gatto, in gita a Roma, ad una festa danzante, in un negozio di estetista, davanti ad una torta di compleanno. Qui tra i vivi, l'indegno "baraccone" andrà avanti ancora per un bel po'. Riposa in pace Sarah. Se ti è possibile...

venerdì 15 ottobre 2010

Akuku, l'uomo dalle 100 mogli..

Adesso dicono che Acentus Akuku, (foto) meglio conosciuto come "Danger Akuku", avesse un portamento fiero, occhi intriganti e un sorriso accattivante. Sicuramente era così, poiché "Danger Akuku", trapassato a miglior vita alla bella età di 100 anni, ha lasciato dietro di se ben 100 mogli, oltre 200 figli e un numero imprecisato di nipoti e bisnipoti. Un posto di privilegio nel "Guinness" dei primati questo vegeto e prolifico "african lover" sicuramente se lo è meritato, se pensiamo che la prima moglie se l'è impalmata nel lontano 1939 e l'ultima nel 1992, vivendo praticamente tra "lune di miele" e funerali, dato che ben 12 moglie se ne sono andate nel frattempo. E per un "poligamo d'eccellenza" come "Danger Akuku", non ci saranno semplici funerali, tanto che un pronipote del patriarca, tale Nickson Manzo, -un nome che la dice lunga...- ha aperto una pagina su Facebook con la speranza di rintracciare più parenti possibili, affinché "la famiglia" riunita al completo possa accompagnare l'avo alla sua ultima dimora. E si presume che sarà una lunga processione, se pensiamo che per far studiare la numerosa prole, sono nate appositamente due scuole, dove in una di queste tutt'oggi vi sono iscritti circa 70 bisnipoti (su 300 alunni) , così come è stata eretta una chiesa per dare alla famiglia un luogo in cui pregare. E se qualcuno pensa che l'harem di "Danger Akuku" sia stato un qualcosa di simile ad un girone dantesco, con gelosie e guerre interne è proprio fuori strada: "Noi mogli" dice la numero 13, "anche se eravamo tante, non sapevamo assolutamente chi tra noi fosse la sua favorita...Poteva bussare alla porta di camera a metà della notte, e siccome le visite accadevano di rado, noi eravamo sempre felici di accoglierlo...". E il detto tutto occidentale che una moglie basta e avanza? Boh, fatto sta che il funerale di "Danger Akuku" sarà celebrato nientemeno che il 4 dicembre prossimo. L'Africa è grande, e figli, nipoti e bisnipoti sparsi in giro sono tanti. Mi vien da ridere al pensiero di Akuku in mezzo a 100 suocere...

giovedì 14 ottobre 2010

Ivan, la tigre e l'agnello...

In seicento o poco più hanno messo a ferro e fuoco una città, Genova, e fatto annullare un incontro di calcio tra Italia e Serbia. In poche parole, l'Italia ha calato di nuovo le braghe, violentata da quattro imbecilli scambiati per "tifosi esaltati", ma in realtà pericolosi delinquenti con viaggio "tutto compreso" in quest'Italia pavida e senza dignità. E così un certo Ivan, 29 anni, ha avuto l'onore della "diretta televisiva mondiale", dove ha potuto dimostrare indisturbato al mondo come sia possibile fare casino in Italia senza che lo straccio di un agente qualsiasi possa fermarti. E allora eccolo lì, seduto a cavalcioni sulle barriere divisorie dello stadio Marassi, mentre indisturbato a colpi di tronchesi taglia la rete di protezione, incita l'orda di amici serbi e lancia petardi verso la curva dei supporter italiani, sotto lo sguardo esterrefatto di milioni di telespettatori e soprattutto, di una cinquantina di agenti in divisa antisommossa un paio di metri sotto di lui. Lo "show" del pallone questa volta "non è andato avanti", lasciando a Ivan il palcoscenico mondiale, lui, troglodita di altri tempi, cavernicolo sceso dall'Est europeo che in un pomeriggio soltanto è riuscito a mettere a sacco una città e beffato la sovranità -parola che riempie la bocca ai nostri politici- di una nazione. "Non siamo entrati in azione per non provocare un'altra Heysel" hanno tuonato i responsabili italiani della sicurezza, mentre Sepp Blatter, presidente Fifa, ha ribattuto che se "Italia Serbia si fosse giocata in uno stadio inglese, tutto questo non sarebbe accaduto", alludendo alla mancanza di polso delle nostre forze dell'ordine rispetto a quelle di Sua Maestà. La spavalderia di Ivan però è durata solo lo spazio di poche ore, fino a quando gli agenti lo hanno beccato nascosto tra le valige nel bagagliaio del pullman che lo avrebbe riportato a casa. Non più "tigre dei Balcani" ma piuttosto "topo di fogna", il cavernicolo è stato agguantato per le orecchie e portato al carcere di Marassi. Avrebbe dovuto essere dietro le sbarre assieme alla sua tribù d'imbecilli già da diverse ore, se non avesse trovato sul suo cammino la paura tutta italica di chi deve prendere decisioni e invece non le prende. Sicurezza nelle strade e sicurezza negli stadi: ma di quale sicurezza si parla se l'Italia si caga addosso davanti ad una banda di 600 teppisti?
(foto: Ivan Bogdanov)

giovedì 7 ottobre 2010

Il mostro e la bambina.

Un laccio intorno al collo e la vita, i sogni di bambina che volano via. E' finita nel modo peggiore la storia di Sarah Scazzi, (foto) la quindicenne scomparsa da oltre un mese ad Avetrana (Ta), uccisa e gettata in un pozzo dallo zio Michele Misseri, 53 anni. Un mostro tra i parenti stretti, che dopo una giornata intera di stressanti interrogatori ha confessato il suo turpe omicidio. Ed è proprio lui che pochi giorni fa, dopo aver "ritrovato" il cellulare della bambina tra le sterpaglie bruciate in un suo campo, scoppiando in lacrime davanti alle telecamere sfacciatamente aveva ammesso "che ora la gente penserà male di me anche se io non centro nulla con questo fatto". Una maniera subdola per cercare di scacciare i sospetti che si addensavano su di se, tanto che che gli investigatori infatti non hanno abboccato "Ho strangolato Sarah il giorno stesso che è scomparsa, usando una cordicella mentre era di spalle e ho abusato di lei dopo che era già morta" confesserà due giorni dopo l'uomo. Orrore all'orrore, tanto che i carabinieri non diffonderanno altri particolari sull'omicidio ritenuti troppo agghiaccianti. "Se dovessi escludere una persona da questa storia è proprio mio cognato" aveva affermato Concetta Spagnolo, la madre di Sarah dopo che il cellulare della figlia era stato "ritrovato" proprio dal cognato, e che ora lancia invece pesanti accuse: "Mia sorella e mia nipote Valentina forse lo sapevano". Strano destino di questa ragazzina che sognava di fuggire di casa per lasciarsi alle spalle quella vita vuota e anonima di paese, e che invece sulla sua strada ha incontrato un mostro nelle vesti di zio...

lunedì 4 ottobre 2010

Una pietra per la moglie, una spranga per la figlia.

Alla ricerca di una vita migliore portandosi dietro la miseria culturale. E' successo a Novi, un paese in provincia di Modena, e come un copione che si ripete, un'altra giovane extracomunitaria è finita all'ospedale in gravi condizioni, mentre la madre, schieratasi in sua difesa è finita dritta all'obitorio. Motivo di tanto odio esploso in questa famiglia pakistana, un matrimonio combinato e un netto rifiuto da parte della ragazza ai voleri del padre, tale Haman Khan Butt, 53 anni (foto). Per Nosheen, 19 anni, questo matrimonio combinato proprio non andava giù. Aveva ormai capito dopo anni vissuti in Italia, che nel mondo civile non esistono imposizioni di questo tipo, quindi, "quel matrimonio non s'era da fare". E dalla sua parte, si era schierata pure la madre, Begm Shnez, 46 anni, anche lei "occidentalizzata" e contraria alle medioevali usanze del paese d'origine. Le numerose discussioni però erano il pane quotidiano fino a ieri, quando in quell'orticello condominiale di via Bigi Veles al numero 38 di Novi è scoppiato il dramma. A passare alle vie di fatto è stato il figlio maggiore Humar, 20 anni, il quale nel dare manforte al padre per ristabilire la supremazia dell'uomo verso la donna, si è scagliato contro la sorella colpendola ripetutamente con una spranga di ferro. Richiamata dalle urla è sopraggiunta la madre che ha cercato di difendere la figlia, un gesto però che ha fatto scattare la molla omicida del marito, il quale buttatosi a sua volta nella mischia, ha assestato diversi colpi di pietra in testa alla moglie. Per quest'ultima, inutile la corsa all'ospedale dove è giunta ormai cadavere per le gravi ferite riportate, mentre la figlia, in gravi condizioni, è stata presa in cura dai medici del pronto soccorso e ricoverata in terapia intensiva con prognosi riservata al Nuovo Sant'Agostino Estense di Modena. Per i due "integralisti giustizieri", le manette ai polsi fatte scattare dai Carabinieri. Brutti ricordi che riportano alla mente altri drammi, come quello di Saana, la giovane marocchina uccisa dal padre perché innamoratasi di un italiano, e Hina, altra pakistana uccisa sempre dal padre con l'aiuto dei cognati perché "troppo occidentale". Odiare il ricco Occidente ma sfruttarlo nello stesso momento, quasi un razzismo alla rovescia. Souad Sbai dell'Associazione Acmid-Donna e deputata di origini marocchine lo dice a chiare lettere: "In Italia si faccia attenzione, perché questo è solo l'inizio", alludendo al fatto che le seconde generazioni di giovani arabe rifiutano questi modelli di vita, quindi, "possibili nuove vittime". Una situazione quindi che pare stia sfuggendo di mano a chi invece dovrebbe fermare sul nascere questi gesti, messi in atto tra l'altro da extracomunitari in regola col permesso di soggiorno. Ma nel rilasciare tale permessi, non dovrebbe essere incluso anche il "tacito consenso per lo straniero nel seguire usi e costumi occidentali"? Tra i moltissimi commenti giunti in redazione "online" del Giornale, si stigmatizzano gli ingressi selvaggi in Europa con queste parole: "Quale Italia lasceremo ai nostri figli e nipoti"? La risposta purtroppo "è un orizzonte gonfio di nuvole nere..."