giovedì 14 ottobre 2010

Ivan, la tigre e l'agnello...

In seicento o poco più hanno messo a ferro e fuoco una città, Genova, e fatto annullare un incontro di calcio tra Italia e Serbia. In poche parole, l'Italia ha calato di nuovo le braghe, violentata da quattro imbecilli scambiati per "tifosi esaltati", ma in realtà pericolosi delinquenti con viaggio "tutto compreso" in quest'Italia pavida e senza dignità. E così un certo Ivan, 29 anni, ha avuto l'onore della "diretta televisiva mondiale", dove ha potuto dimostrare indisturbato al mondo come sia possibile fare casino in Italia senza che lo straccio di un agente qualsiasi possa fermarti. E allora eccolo lì, seduto a cavalcioni sulle barriere divisorie dello stadio Marassi, mentre indisturbato a colpi di tronchesi taglia la rete di protezione, incita l'orda di amici serbi e lancia petardi verso la curva dei supporter italiani, sotto lo sguardo esterrefatto di milioni di telespettatori e soprattutto, di una cinquantina di agenti in divisa antisommossa un paio di metri sotto di lui. Lo "show" del pallone questa volta "non è andato avanti", lasciando a Ivan il palcoscenico mondiale, lui, troglodita di altri tempi, cavernicolo sceso dall'Est europeo che in un pomeriggio soltanto è riuscito a mettere a sacco una città e beffato la sovranità -parola che riempie la bocca ai nostri politici- di una nazione. "Non siamo entrati in azione per non provocare un'altra Heysel" hanno tuonato i responsabili italiani della sicurezza, mentre Sepp Blatter, presidente Fifa, ha ribattuto che se "Italia Serbia si fosse giocata in uno stadio inglese, tutto questo non sarebbe accaduto", alludendo alla mancanza di polso delle nostre forze dell'ordine rispetto a quelle di Sua Maestà. La spavalderia di Ivan però è durata solo lo spazio di poche ore, fino a quando gli agenti lo hanno beccato nascosto tra le valige nel bagagliaio del pullman che lo avrebbe riportato a casa. Non più "tigre dei Balcani" ma piuttosto "topo di fogna", il cavernicolo è stato agguantato per le orecchie e portato al carcere di Marassi. Avrebbe dovuto essere dietro le sbarre assieme alla sua tribù d'imbecilli già da diverse ore, se non avesse trovato sul suo cammino la paura tutta italica di chi deve prendere decisioni e invece non le prende. Sicurezza nelle strade e sicurezza negli stadi: ma di quale sicurezza si parla se l'Italia si caga addosso davanti ad una banda di 600 teppisti?
(foto: Ivan Bogdanov)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma come, abbiamo un grande Primo Ministro il quale si vanta di aver cambiato l'Italia, ma allora dove sono queste forze dell'ordine? Forse a guardia delle sue ville sparse per l'italia,ma secondo tanta gente e' veramente una brava persona,non capisco come mai GERICUS NON PUBBLICA mai quando si parla del BERLUSCA! Dovrebbe pubblicare tutto io' che i lettori del suo BLOG scrivono, qua' si tratta di far sapere enon di nascondere, in definitiva nonncredo di essere l'unica persona che ha un opinione sul Primo Ministro

Anonimo ha detto...

Si non lo sei, io e mio fratello ne abbiamo le palle piene,io lavoro fuori Milano mio fratello lavora a linate,ci facciamo un culo dalla mattina alla sera quando poi vediamo quel nano e testa di cazzo di berlusconi che dice delle bugie che solo i deficienti possono crederci altro che incazzato divento proprio cattivo.Ma come e' possibile lasciare al governo una persona come lui con tutti i suoi leccaculo che mandano avanti il nostro bel paese che si sta' disintegrando.