martedì 28 settembre 2010
Bastonare la moglie? Un onore per lei...
Per un matrimonio felice? Belle bastonate alla moglie, "date però secondo regole precise: senza lasciare segni visibili e solo per buona causa. Ad esempio se lei si nega". Non è una barzelletta, ma il consiglio dei Saad Arafat, (foto) un predicatore egiziano apparso recentemente in una televisione statale per portare i suoi "illuminati" pensieri. E tutto ciò lo diceva talmente convinto da spiegarne i più sottili misteri: "Vostra moglie, dopo le botte che ha preso, sarà onorata di tutte queste attenzioni nei suoi riguardi, e vi considererà un vero uomo". E il confronto con gli uomini occidentali non poteva mancare: "Perché il 90 per cento delle donne britanniche si lamenta per l'eterna indecisione di quelle mezze cartucce dei loro mariti"? Evvabbene, perché? Ce lo spiega ancora quel sant'uomo di Saad Arafat: "Perché istituendo la punizione delle bastonate Allah ha voluto rendere un onore e un privilegio alle donne". E passiamo dunque all'atto pratico, quello cioè delle bastonate: "Non va colpita in faccia e non va sfigurata" continua il predicatore, "e quando il marito la sta colpendo non deve mai insultarla, mai maledirla, perché lui non la batte per farle del male, ma per regalarle disciplina". Un asino e una donna "pari sono" dunque. Ma c'è anche un codice d'onore per l'uomo: "Mai andare oltre dieci colpi, non bisogna romperle le ossa, spaccarle i denti e ficcarle le dita negli occhi" ammette con premura il predicatore. Ma ora il maschio potrebbe essere assalito da dei dubbi: con cosa pestarla? Pugni, pedate, schiaffi, legnate? In suo soccorso ritorna Saad Arafat: "La miglior cosa è colpirla con un corto bastone e i colpi non devono susseguirsi uno all'altro, però, senza sbagliare la conta". Ma quali possono essere i motivi scatenanti di una "giusta punizione"? Beh, non di certo va legnata se non ha fatto trovare la cena pronta,quindi? Per il predicatore islamico Saad Arafat non ci sono dubbi: "Se non vi vuole più, se a letto fa la neghittosa e si rifiuta di soddisfarvi. Lui la vuole e lei rifiuta, lui la chiama e lei si nega...insomma, se non ci sono altre soluzioni per il marito le botte sono concesse." Tutto questo ed altro in una tivu di Stato, così come da noi a mezzogiorno la Clerici insegna ricette culinarie, in Egitto Saad Arafat insegna come tenere vivo il legame tra moglie e marito: prima bastonandola per poi violentarla. Per chi non ci crede, perda tre minuti soltanto per andare su Youtube e verifichi di persona cosa accade in certe latitudini, oggi, nell'anno Domini 2010...
venerdì 17 settembre 2010
Venerdì 17: Giorno sfigato?!
Ebbene si. Una volta per tutte voglio proprio sfatare il detto del "Venerdì 17", una data che da sempre si crede portatrice di sfiga. E non lo faccio con sterili elucubrazioni, ma con prove di fatto che il "Venerdì 17" porta invece fortuna alla grande! Dunque, cominciamo subito a spiegarne i motivi. Questa mattina, venerdì 17, aprendo la mia posta elettronica ho letto quanto segue: un certo signor Judy Schick, sul letto di morte, ha deciso di devolvere 8.500.000 dollari a mio nome. Il notaio che ha ricevuto questo incarico mi chiede dunque tutte le mie coordinate bancarie per poter eseguire l'operazione. Ma il bello deve ancora venire, perché ancora oggi, Venerdì 17 mi è giunta un'altra mail: Un certo signor James Smith, un manager bancario della Trust Bank of Lagos in Nigeria, mi comunica che è stata trovata una somma abbandonata di 8.711 milioni di dollari appartenente ad un contractor morto assieme a tutta la famiglia nell'esplosione di una bomba. E siccome non ci sono parenti, il signor James ha pensato di farmi partecipare "al banchetto", dietro, logicamente, l'invio dei miei dati. Ma non è ancora finita! Oggi, venerdì 17 altra mail granarosa: Mi informano che dal Giappone è già stato predisposto il pagamento a mio nome di 10.5 milioni di dollari, cioè i dividendi di una mia partecipazione ad alcuni grossi investimenti fatti in quel Paese. Si dice che devo immediatamente contattare un certo signor Bruce Flutcher al numero telefonico +234-8028068*** per definire la trattativa. Ma se credete che questo basti siete fuori strada! Oggi, venerdì 17 ho ricevuto anche questo: Sono il destinatario di un altro testamento con pagamento già predisposto. Il tipo in questione -il nome me lo riferiranno con la seconda lettera- mi ha lasciato unico erede di 10milioni e 600 mila dollari, che io ne entrerò in possesso appena loro riceveranno tutti i miei dati anagrafici. Ma c'è anche la Lotteria di Yahoo, che proprio oggi, venerdì 17 mi comunica di aver vinto il primo premio consistente in 1 milione di sterline inglesi! Devo solo fargli sapere i miei account bancari per il deposito diretto. E per finire, c'è pure una certa Eveline, 24 anni residente in Ucraina, la quale oggi, venerdì 17 mi dice che se ho problemi di...lunghezza o erezione lei ha i rimedi a tutte e due le disfunzioni... Ragazzi! Oggi venerdì 17 sono diventato ricchissimo e ho risolto...alcuni problemucci! Viva dunque il Venerdì 17...
mercoledì 15 settembre 2010
Rom e sindrome di Tafazzi...
Non c'è che dire. L'Europa -esclusa qualche nazione che in questi giorni dimostra di avere superato tale malattia- è afflitta dalla "sindrome Tafazzi". E' una malattia che nonostante il dolore causato, fa si che non faccia smettere il portatore di tale sintomo a "martellarsi sui genitali", quasi come ne trovasse un sadico piacere. E parlo della "guarita" Francia, la quale, oltre ad aver varato proprio in questi giorni una legge "anti-burqa", alcuni mesi fa aveva portato avanti l'iniziativa di rispedire al loro Paese d'origine migliaia di zingari nullafacenti che bivaccavano qua e là. Una certa cifra data ad ogni "partente" oltre al viaggio aereo a spese del governo francese. Dove sta dunque il guaio? Le "anime belle" purtroppo non crescono soltanto in casa nostra, ma anche fuori, tanto che il Lussemburgo ne ha partorita una di quelle "snob", tale Viviane Reding, e che guarda caso ricopre la carica di commissario europeo alla giustizia, la quale dal suo scranno più alto ha tuonato parole al di sopra delle righe contro la Francia: "La mia pazienza sta per finire" ha sostenuto la tipa, paragonando poi il governo di Sarkozy "a quello di Vichy", quello cui l'esecutivo collaborazionista durante l'ultima guerra mondiale avviò ai campi di concentramento migliaia di ebrei e zingari. Un paragone offensivo e fuori luogo -da anima bella e pura- e che la Francia rispedisce al mittente, con un Sarkozy più inviperito che mai il quale replica: "Se a lei piacciono tanto i rom, che se li porti a casa sua in Lussemburgo". A volte le soluzioni ai più intricati problemi nascono così, per caso, perché io nelle parole di Nicolas Sarkozy ho visto la luce in fondo al tunnel del "rom si rom no". Dunque: perché infatti i Paesi che amano i rom non aprono i propri confini e se li prendono in massa? Se tu ami qualcosa o qualcuno, perché devi dividere questo sentimento con altri? Il discorso non fa una grinza quindi, e tra i Paesi che sono tanto ospitanti, ci metto pure il Vaticano, il quale per voce di Papa Benedetto XVI, giorni fa ha esortato i Paesi d'Europa ad aprire le porte "ai reietti", salvo però chiudere ben bene i cancelli d'accesso al ricchissimo Stato Pontificio. Qui dunque non si tratta di far vivere ai nomadi una vita in un ambiente ostile "tra immondi campi infestati di topi e spazzatura" (e auto costosissime di grossa cilindrata cui nessuno ha mai indagato sulla provenienza...), ma piuttosto di farli vivere serenamente in un Paese ospitale, tollerante e amorevole nei loro confronti. Diavolo di un Sarkozy! In quello scatto d'ira verso la Viviane "Tafazzi" Reding hai trovato la verità. E sono certo che alla sera, ripensando all'accaduto, avrai anche aggiunto che -come recita un vecchio e triviale adagio- "è l'ora di finirla di fare i finocchi col culo degli altri"...
giovedì 2 settembre 2010
Sakineh Non Deve Morire
"Woman is the nigger of the world" cantava John Lennon nel '72, e quanta verità -già allora!- c'era in questa canzone. In quel "nigger" c'era tutto, schiavitù e vittima dell'uomo. Oggi, a rappresentare la vittima di turno è Sakineh Mohammadi Ashtiani, la 43enne iraniana condannata alla lapidazione e in attesa di sentenza. Un tribunale l'ha condannata in prima istanza a 99 frustate per "adulterio" e in seguito a morte poiché implicata nell'omicidio del marito, con una confessione estorta alla donna dopo atroci torture. Salvare la vita a Sakineh non è solo strappare un essere umano al boia, ma come ha affermato Isabella Bertolini della Direzione del Pdl, " significa vincere un importante battaglia di civiltà contro l'oscurantismo dell'Islam integralista, che nega la libertà e minaccia la vita di tante donne islamiche in tutto il mondo". Ma se la penna di morte è già per sé una barbarie, la lapidazione lo è ancora di più, dato che si esalta una popolazione a prenderne parte e a rendersi carnefice suo malgrado. Ma per capire cosa sia successo e perché Sakineh si trovi in attesa di morte bisogna risalire al 15 maggio del 2006, quando un tribunale di Tabriz la dichiarò colpevole del reato di "relazione illecita" con due uomini, passando in seguito all'accusa più pesante di "concorso in omicidio", un accusa quest'ultima però mai provata e respinta in fase di giudizio da due giurati su cinque. Da quel giorno, grazie ai movimenti in suo favore nati nel mondo, il boia è stato fermato, in un clima però talmente infuocato da far fuggire in Norvegia il suo avvocato difensore a causa di minacce di morte. Mobilitazione dunque, con proteste partite da Londra, Stati Uniti, Roma e Parigi. Ed è proprio sulla presa di posizione della "premier dame" francese Carla Bruni, moglie del presidente Sarkozy che si sono sollevati gli strali della stampa iraniana, tanto che sul quotidiano ultraconservatore Kayhan in un articolo di fondo del direttore, questi attacca proprio la Bruni definendola "una puttana", creando così un ulteriore strappo tra la diplomazia iraniana e quella francese, come se i rapporti tra i due Paesi non fossero già tesi abbastanza. L'8 luglio 2010 era la data della sentenza, rimandata in seguito alle proteste mondiali, ora per Sakineh Mohammadi ogni giorno potrebbe essere l'ultimo. Glielo ricordano con sadismo e crudeltà i suoi carcerieri ogni sera prima di spegnere la luce: "Preparati, domani è la tua ora". Questo accade in Iran oggi, nell'anno Domini 2004...
(foto: Sakineh Mohammadi Ashtiani)
(foto: Sakineh Mohammadi Ashtiani)
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