martedì 28 settembre 2010
Bastonare la moglie? Un onore per lei...
venerdì 17 settembre 2010
Venerdì 17: Giorno sfigato?!
mercoledì 15 settembre 2010
Rom e sindrome di Tafazzi...
Non c'è che dire. L'Europa -esclusa qualche nazione che in questi giorni dimostra di avere superato tale malattia- è afflitta dalla "sindrome Tafazzi". E' una malattia che nonostante il dolore causato, fa si che non faccia smettere il portatore di tale sintomo a "martellarsi sui genitali", quasi come ne trovasse un sadico piacere. E parlo della "guarita" Francia, la quale, oltre ad aver varato proprio in questi giorni una legge "anti-burqa", alcuni mesi fa aveva portato avanti l'iniziativa di rispedire al loro Paese d'origine migliaia di zingari nullafacenti che bivaccavano qua e là. Una certa cifra data ad ogni "partente" oltre al viaggio aereo a spese del governo francese. Dove sta dunque il guaio? Le "anime belle" purtroppo non crescono soltanto in casa nostra, ma anche fuori, tanto che il Lussemburgo ne ha partorita una di quelle "snob", tale Viviane Reding, e che guarda caso ricopre la carica di commissario europeo alla giustizia, la quale dal suo scranno più alto ha tuonato parole al di sopra delle righe contro la Francia: "La mia pazienza sta per finire" ha sostenuto la tipa, paragonando poi il governo di Sarkozy "a quello di Vichy", quello cui l'esecutivo collaborazionista durante l'ultima guerra mondiale avviò ai campi di concentramento migliaia di ebrei e zingari. Un paragone offensivo e fuori luogo -da anima bella e pura- e che la Francia rispedisce al mittente, con un Sarkozy più inviperito che mai il quale replica: "Se a lei piacciono tanto i rom, che se li porti a casa sua in Lussemburgo". A volte le soluzioni ai più intricati problemi nascono così, per caso, perché io nelle parole di Nicolas Sarkozy ho visto la luce in fondo al tunnel del "rom si rom no". Dunque: perché infatti i Paesi che amano i rom non aprono i propri confini e se li prendono in massa? Se tu ami qualcosa o qualcuno, perché devi dividere questo sentimento con altri? Il discorso non fa una grinza quindi, e tra i Paesi che sono tanto ospitanti, ci metto pure il Vaticano, il quale per voce di Papa Benedetto XVI, giorni fa ha esortato i Paesi d'Europa ad aprire le porte "ai reietti", salvo però chiudere ben bene i cancelli d'accesso al ricchissimo Stato Pontificio. Qui dunque non si tratta di far vivere ai nomadi una vita in un ambiente ostile "tra immondi campi infestati di topi e spazzatura" (e auto costosissime di grossa cilindrata cui nessuno ha mai indagato sulla provenienza...), ma piuttosto di farli vivere serenamente in un Paese ospitale, tollerante e amorevole nei loro confronti. Diavolo di un Sarkozy! In quello scatto d'ira verso la Viviane "Tafazzi" Reding hai trovato la verità. E sono certo che alla sera, ripensando all'accaduto, avrai anche aggiunto che -come recita un vecchio e triviale adagio- "è l'ora di finirla di fare i finocchi col culo degli altri"...
giovedì 2 settembre 2010
Sakineh Non Deve Morire
"Woman is the nigger of the world" cantava John Lennon nel '72, e quanta verità -già allora!- c'era in questa canzone. In quel "nigger" c'era tutto, schiavitù e vittima dell'uomo. Oggi, a rappresentare la vittima di turno è Sakineh Mohammadi Ashtiani, la 43enne iraniana condannata alla lapidazione e in attesa di sentenza. Un tribunale l'ha condannata in prima istanza a 99 frustate per "adulterio" e in seguito a morte poiché implicata nell'omicidio del marito, con una confessione estorta alla donna dopo atroci torture. Salvare la vita a Sakineh non è solo strappare un essere umano al boia, ma come ha affermato Isabella Bertolini della Direzione del Pdl, " significa vincere un importante battaglia di civiltà contro l'oscurantismo dell'Islam integralista, che nega la libertà e minaccia la vita di tante donne islamiche in tutto il mondo". Ma se la penna di morte è già per sé una barbarie, la lapidazione lo è ancora di più, dato che si esalta una popolazione a prenderne parte e a rendersi carnefice suo malgrado. Ma per capire cosa sia successo e perché Sakineh si trovi in attesa di morte bisogna risalire al 15 maggio del 2006, quando un tribunale di Tabriz la dichiarò colpevole del reato di "relazione illecita" con due uomini, passando in seguito all'accusa più pesante di "concorso in omicidio", un accusa quest'ultima però mai provata e respinta in fase di giudizio da due giurati su cinque. Da quel giorno, grazie ai movimenti in suo favore nati nel mondo, il boia è stato fermato, in un clima però talmente infuocato da far fuggire in Norvegia il suo avvocato difensore a causa di minacce di morte. Mobilitazione dunque, con proteste partite da Londra, Stati Uniti, Roma e Parigi. Ed è proprio sulla presa di posizione della "premier dame" francese Carla Bruni, moglie del presidente Sarkozy che si sono sollevati gli strali della stampa iraniana, tanto che sul quotidiano ultraconservatore Kayhan in un articolo di fondo del direttore, questi attacca proprio la Bruni definendola "una puttana", creando così un ulteriore strappo tra la diplomazia iraniana e quella francese, come se i rapporti tra i due Paesi non fossero già tesi abbastanza. L'8 luglio 2010 era la data della sentenza, rimandata in seguito alle proteste mondiali, ora per Sakineh Mohammadi ogni giorno potrebbe essere l'ultimo. Glielo ricordano con sadismo e crudeltà i suoi carcerieri ogni sera prima di spegnere la luce: "Preparati, domani è la tua ora". Questo accade in Iran oggi, nell'anno Domini 2004...(foto: Sakineh Mohammadi Ashtiani)
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