domenica 29 novembre 2009
GEORGE HARRISON, 8 ANNI DOPO...
George Harrison (foto) avrebbe avuto 66 anni, se una brutta malattia non lo avesse portato via il 29 novembre 2001 all'età di 58 anni. Malato da tempo di una grave forma tumorale, il mitico chitarrista dei Beatles si spense otto fa a Los Angeles in casa di amici. Terzo elemento ad entrare nella band, George Harrison fu sempre considerato dai fan infatti "il terzo Beatles", una cosa che però non lo turbò affatto. Di carattere schivo, la ribalta non lo ossessionava, pertanto quella posizione "defilata" gli calzava a pennello, lasciando di buon grado ai compagni d'avventura Lennon e McCartney gli onori della scena. Ma ironia della sorte invece, in un certo modo fu proprio lui a prendere in mano il timone della band per portarla verso sonorità più "roccheggianti" considerato il limite ritmico dello "skiffle", una svolta sicuramente fondamentale per l'evoluzione musicale della band. George Harrison comunque non fu solo un abile chitarrista -uno tra i migliori dell'epoca- , poiché nonostante la vicinanza di due mostri creativi come Lennon/McCartney, anche lui portò "acqua al mulino" del successo, con brani di notevole levatura, tra i quali è facile ricordare "While my guitar gently weeps" (1968), "Something" e "Here comes the sun" entrambe del 1969. Da grande conoscitore di sonorità poi, lo si deve ancora a lui l'introduzione nel gruppo di suoni "orientaleggianti", affascinato da strumenti come il "sitar" -scoperto nel 1965 ascoltando un disco dell'artista indiano Ravi Shankar, e in seguito perfezionato durante il viaggio del gruppo in India nel 1968-, e che si ritrova infatti in "Norwegian Wood" (1965) ed in altri brani, tutti incisi tra l'altro a Bombay con musicisti del luogo. Nel 1998 un primo allarme sulla sua salute, quando egli stesso ammise di aver sofferto "recentemente" di un tumore alla gola, dichiarandosi però "completamente guarito". Un anno dopo un folle quasi lo uccide nel sonno a coltellate e infine, nell'estate del 2001, quando si pensava che il peggio fosse passato, la terribile notizia -confermata dallo stesso Harrison- di un tumore al cervello ormai in stato avanzato, tanto da rendere vano qualsiasi tipo di intervento chirurgico. Non aveva paura della morte Harrison, fervido credente fin dai tempi della dolcissima "My sweet Lord", tanto che il suo avvicinamento al mistero della vita e della morte era sottolineato -come dirà in seguito la moglie, Olivia Trinidad Arias- da una frase che George citava spesso: "Tutto può attendere, non la ricerca di Dio..." In un intervista rilasciata prima della morte, George Harrison disse: "Spesso mi soffermo a pensare che tutti i vecchi fans dei Beatles, oggi cresciuti, si sono sposati, hanno avuto bambini e quindi sono tutti responsabili. Nello stesso tempo, spero che tutti abbiano ancora uno spazio nel cuore per noi..."
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