lunedì 26 aprile 2010

La triste "novella" di Elisa Claps

A volte non so se questa nostra Italia sia un anomalia geografica o un paese di allocchi. E mi incavolo, perché lo so che gli allocchi sono una minoranza, ma il brutto è che proprio questa minoranza ha il timone in mano della nostra esistenza. Il caso che questa volta mi è incomprensibile riguarda il delitto di Elisa Claps, (foto) la ragazza potentina uccisa il 12 settembre del 1993, i cui resti sono stati ritrovati nel sottotetto di una chiesa cittadina ben dopo 17 anni. Ma se già il delitto è così strano da ritenerlo quasi partorito dalla mente malata di un regista di film horror, è il suo iter giudiziario a lasciarmi interdetto. Come autore di tale delitto si indica tale Danilo Restivo, colui che le carte processuali asseriscono essere l'ultimo che ha visto Elisa in vita, e che dopo il delitto si è trasferito a Bournemouth, nel sud dell'Inghilterra. Le prove sono quel che sono, e va bene, però ci sono alcune strane e macabre coincidenze che fanno arricciare il naso. Un'altra donna, tale Heather Barnett, 48 anni, dirimpettaia della casa dove vive il Restivo, viene trovata uccisa. Giace nella vasca da bagno, ha un seno mutilato e alcune ciocche di capelli tra le dita non suoi. E neppure dell'assassino. E quello delle ciocche dei capelli è un vero rompicapo se vogliamo, ma anche un'altra traccia importante. Da quando Restivo risiede a Bournemouth infatti, -ma era successo anche a Potenza quando lui ancora vi abitava- sono molti i casi denunciati da donne, di fulminei tagli di capelli avvenuti sui bus ed effettuati da uno sconosciuto mai rintracciato. Solo una circostanza? E come se questo non bastasse, c'è un altro inquietante e truce delitto avvenuto nel 2002 sempre nella cittadina inglese, ed è quello di una giovane studentessa coreana, Jong-ok Shin. "Ritengo che la fantasia degli uomini e dei media non abbia fine, se il mio assistito Danilo Restivo venga indicato come un serial-killer", commenta Mario Marinelli, legale del Restivo. Eh beh, la fantasia corre, ma a quanto pare corre con dei buoni motivi se ora anche il procuratore capo di Aosta, Marilinda Mineccia vuol vederci chiaro, dopo aver appreso che nel computer di Danilo Restivo è stata trovata la foto di Erika Ansermin, una ragazza di origine coreana scomparsa misteriosamente da Aosta nell'aprile del 2003 e di lei mai più trovata traccia. Altre circostanze fortuite? Chissà, ma il fatto è che Danilo Restivo, con tutti questi dubbi che gli pendono sul capo -ma quello di Potenza possiamo ancora chiamarlo dubbio?- se ne vive tranquillamente libero e intoccato a casa sua. Non un fermo giudiziario né tanto meno una richiesta di estradizione come "teste informato sui fatti" che venga inoltrata dalla nostra magistratura alla polizia inglese, così, tanto per conoscere "il suo punto di vista", dopodiché scagionarlo definitivamente o accusarlo. E intanto si continua a parlare di quella povera ragazza, di strane connivenze, di preti che sanno e non sanno e di chi invece sa -ma guarda un po'!- si dimentica di denunciare il ritrovamento di quei resti alla polizia. Ce n'è quanto basta per passare per "allocchi"?

mercoledì 14 aprile 2010

"Bros", il Giotto del XXIesimo Secolo

Evvabbè, io lo dico, ben sapendo che molti non la penseranno in questo modo: per me il "writer" è un artista. Si, un artista, e lo dico con piena consapevolezza, anche se con un distinguo: non deve esprimere la sua arte su muri immacolati o sulle fiancate dei treni. Questa mia considerazione nasce dal fatto che è di questi giorni la notizia di un processo contro Daniele 'Bros' Nicolosi, (foto) uno dei massimi esponenti di questa espressione artistica, pizzicato dalla Polizia milanese mentre dava sfogo alla sua arte sulla facciata di uno stabile privato in via De Angeli, Lodi. Trent'anni, magro e capelli 'rasta', "Bros" dovrà vedersela anche con il Comune di Milano, costituitosi parte civile nel processo. Ma il personaggio in questione non è uno "sporcamuri" qualsiasi, poiché il suo estro parte da lontano. Era infatti il 1996 quando prese in mano le sue prime bombolette spray, piccoli spazi murali che diventavano sempre più grandi, per arrivare al 2003 con una Milano tappezzata con i suoi caratteristici "omini cubici colorati". Nel 2007 c'è la consacrazione, con due sue mostre -una delle quali a Palazzo Reale- e il riconoscimento di vero e proprio artista contemporaneo. Sempre in quell'anno poi, Daniele 'Bros' Nicolosi viene candidato all'Ambrogino d'oro da un consigliere comunale di Sinistra, una candidatura che scatenerà notevoli polemiche. Ed è proprio in questo stesso periodo che il nostro "writer" verrà pizzicato dalla Polizia mentre "dipinge" su un muro cittadino, e per questo, denunciato e passibile di multa da 50.000 euro. Come risolvere questo scontro tra arte ed esigenza di non vedere "dipinti" le mura di edifici privati? Bene ha fatto il Comune di Aosta che ha bandito un concorso tra "writers" dedicando loro una "tavolozza" di circa 300 metri di muro perimetrale di una fabbrica siderurgica cittadina, e il risultato è stato uno splendido murales di colori e idee che abbellisce la zona. Il processo intentato a Daniele 'Bros' Nicolosi che si doveva tenere il 7 aprile 2010 è stato rinviato al 19 maggio prossimo, e dei 17 episodi segnalati -tra i quali graffiti sulle mura del carcere San Vittore-, solo tre gli verranno contestati. Su tutta la vicenda, il massimo critico d'arte italiano Vittorio Sgarbi ha le idee molto chiare: "Il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato è in contraddizione con il suo destino: vantarsi della cattura di Bros è come fregiarsi dell'arresto di Giotto".

venerdì 9 aprile 2010

Quando l'amore diventa follia.

TAVAGNASCO - (To) Un tuffo nel fiume per dare addio alla vita, portando in quel viaggio senza ritorno il figlio. Li hanno trovati ancora abbracciati nelle fredde acque della Dora Baltea, vegliati per ore dal loro cane, accucciato e infreddolito sulla sponda del fiume. Se ne è andata così dunque la vita di Federica Forcella, 35 anni, e del figlioletto Mattia di appena 8 anni (foto) . Alle spalle della donna, una vita sentimentale dai toni indefiniti. Sposata con Roberto Razzano, Federica aveva tutto per considerarsi una donna realizzata: un marito che l'amava e un figlio che adorava e poi, la tranquillità economica che arrivava da due stipendi che mensilmente entravano in casa. Ma la vita a volte presenta situazioni imprevedibili e di difficile lettura, come quella relazione extraconiugale che la donna intreccia con un bancario di Ivrea, e che una volta scoperta dal marito, porta alla separazione. Una relazione sciagurata e senza futuro, perché il nuovo compagno a conti fatti, non se l'è mai sentita di lasciare la donna con la quale stava insieme e che gli aveva dato dei figli. La sconfitta? La consapevolezza di aver buttato alle ortiche un matrimonio felice può essere il motivo di una decisione così drammatica? Chi lo sa, fatto sta che la vita di Federica non sembrava così sconvolta anzi, ultimamente, dopo aver vinto un concorso per un nuovo lavoro, sembrava rinfrancata, piena di progetti. E poi, quel bambino biondo come una spiga di grano che giocava a calcio nella squadra dei "pulcini" era tutto il suo mondo, Quindi? Nella notte di mercoledì 7, Federica ha svegliato il figlio che dormiva tranquillamente nel suo lettino, lo ha vestito di tutto punto poi è uscita, portando con sé anche "Amedeo", un cane 'beagle' cui Mattia era attacatissimo. Con la Golf si è allontanata forse senza una meta, ma il destino ha voluto che incrociasse proprio la Dora Baltea. Un attimo soltanto, poi, scesa dall'auto col figlio in braccio -e si presume anche il cane-, si è diretta nel buio verso la sponda. Nessuno a quell'ora l'ha vista e nessuno ha sentito il tonfo di quei corpi che cadevano nell'acqua gelida e vorticosa. Il giorno dopo qualcuno dirà di aver sentito verso le quattro e mezzo delle grida di aiuto e l'abbaiare incessante di un cane. Le grida erano di Mattia e l'abbaiare era quello di "Amdeo", che riuscito a salvarsi, aveva vegliato per ore i corpi di madre e figlio che ancora abbracciati galleggiavano sull'acqua. Ora gli interrogativi si sprecano e i 'perché' non trovano risposta. Perché una "mamma" senza un apparente segno premonitore arriva a tanto? E come se questo non bastasse, perché per farla finita, porta con sé anche il figlioletto innocente? Ed è proprio quest'ultimo interrogativo che più fa male: perché?...