
Tra i cosiddetti "super manager", in Italia c'è chi guadagna 3 milioni di euro al mese, ovvero 5 miliardi e mezzo delle nostre vecchie lire. Ora, accogliendo le indicazioni dell'Unione Europea, Giulio Tremonti promette grosse stangate su queste retribuzioni. E pensando che molte di queste società sono a partecipazione statale, ecco alcuni stipendi, tutti riferiti naturalmente all'anno. In cima ci sta
Matteo Arpe, amministratore delegato di Capitalia, con 37.045.000 euro. Segue
Cesare Geronzi di Capitalia Mediobanca con 24.023.000;
Riccardo Ruggero, amministratore delegato di Telecom 17.277.000 euro;
Carlo Buora, vice presidente Telecom 11.941.000;
Giovanni Bazoli, presidente ex Banca Intesa 11.456.000;
Gabriele Galatieri, Mediobanca Telecom, 11.028.000;
Alessandro Profumo, amministratore delegato Unicredit 9.427.000;
Luciano Gobbi, direttore generale Pirelli 8.044.000;
Fausto Marchionni, amministratore delegato Sai-Fondaria 7.180.000;
Luca Cordero di Montezemolo, presidente Ferrari e Fiat 7.097.000. Da qui in poi, altri venti stipendi da "paperone" scendono gradatamente dai 6.906.000 di
Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, ai "miseri" 2.751.000 di
Giorgio Zappa, direttore generale Finmeccanica. La moralizzazione delle retribuzioni parte dunque da Bruxelles, dove in un rapporto europeo tutto ciò viene bollato come un "flagello sociale", uno schiaffo morale verso la maggioranza di tutti coloro che non riescono a guadagnare in una vita intera quello che certa gente guadagna in un mese.
(Gericus)