giovedì 21 maggio 2009

IL BAMBINO DI KABUL

Bloccare gli immigrati e riportarli al luogo di partenza, più che doveroso, è umano. Doveroso perché esistono delle leggi chiare e precise in fatto di immigrazione, umano perché si tronca il nauseabondo mercato dei trafficanti di povera gente. Vere e proprie attività di criminali internazionali hanno in mano, da anni, questo lucroso business, un business fatto sulla pelle della povera gente, di disperati pronti a tutto pur di fuggire dalla loro terra, e dove spesso, sogni e bisogni spariscono con loro nella profondità del Mediterraneo. Mohammad, un bambino afghano di otto anni, pur nell'ingenuità della sua età, ne sa qualcosa di questi viaggi verso "l'Eldorado", che poi di "dorado" non hanno proprio nulla. 6.000 dollari ai traghettatori e un odissea lunga sei mesi per arrivare a Venezia, dove alla fine è stato scovato dalla polizia di frontiera italiana nascosto sotto le casse di un Tir. Lui almeno ce l'ha fatta ad arrivare vivo, ma questo, per i trafficanti, è un dato secondario, poiché per loro conta solo intascare soldi. E a vedere dai numeri, sono tantissimi, se pensiamo che solo a Venezia, 1.742 sono state le riammissioni di stranieri irregolari e 59 i respingimenti alla frontiera. Con le nuove leggi sull'immigrazione varate recentemente in Italia dal governo Berlusconi, si nota però un certo calo negli arrivi di immigrati irregolari, un dato, che fa sostenere -come si scrive su La Stampa di oggi- che "l'Italia non tira più, poiché diventato paese ostico, in crisi e sull'orlo di una xenofobia montante". Stravolgere la situazione, ecco, qualcosa che mi ricorda un antico proverbio, quello del "Non guardare il mio dito quando indico la luna"...

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