giovedì 11 dicembre 2008

MEZZOGIORNO DI FUOCO...

TORINO - Dovevamo arrivarci, perché quando "la giustizia latita", la "giustizia" diventa un fatto personale. E allora, di fronte ad una minaccia di morte, uno che fa? Spara, spara per primo, come nel West, per salvarsi la pelle. E questo è quanto è accaduto un paio di giorni fa a Torino, dove uno stimato ex carabiniere 59enne, Antonio Catelli, per salvare la vita del figlio Mario oltre che la sua, quando ha visto estrarre una pistola ha reagito di conseguenza, uccidendo l'aggressore e ferendo poi il compare di quest'ultimo, nel momento in cui questi cercava di raccogliere l'arma caduta a terra. Legittima difesa dunque, una causa di giustificazione prevista dal codice penale dalla legge del 1930 all'art. 52: "Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalle necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa". Una riforma a detta legge aggiunta in Parlamento il 24 gennaio 2006 all'art. 52, specifica che oltre alla propria e altrui incolumità, è da considerarsi legittima difesa anche la salvaguardia "di beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggressione". Una legge che però lascia aperte molte interpretazioni, troppe, tanto che chi si difende, il più delle volte finisce al fresco, a causa di una postilla alla legge, dove si scrive che "la reazione deve essere proporzionata all'offesa". E' proporzionale rispondere ad una pistola con un'altra pistola? Sono due stesse armi da fuoco, con due micidiali proiettili che partono in direzioni opposte con il loro carico di morte, quindi, un combattimento vero e proprio ad armi pari. Nonostante ciò "Se ti difendi ti arrestano, se non lo fai rischi di morire" scrive Paolo Granzotto nel suo -ottimo- intervento sul Giornale di oggi: "Si dice che reagire alla violenza significa ritornare al Far West. Belle, nobili parole. I fatti invece -continua Granzotto- sono questi: dialogo e confronto vanno bene (forse) al té delle cinque della zia Ernestina, in quanto al Far West, magari. Perché chi reagisce fisicamente alla violenza finisce in galera, e chi non lo fa con modi appropriati finisce al camposanto". Antonio Catelli, l'ex carabiniere costretto a far fuoco, dopo tre giorni di carcere è tornato a casa agli arresti domiciliari. "Non avevo altra scelta. Ho sparato per salvare me e mio figlio". Al di là del dolore che si porterà dietro per ciò che è successo, di fronte ad una minaccia di morte ha fatto l'unica cosa possibile: la mia vita contro la tua. E' stato più lesto, e questa volta la sua vita ha prevalso sull'altra. (Gericus)

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