giovedì 24 marzo 2011
Gheddafi: Armiamoci e partiamo
E guerra fu. Contro Gheddafi, colui che solo pochi mesi è venuto in Italia accolto con tutti gli onori, omaggiato da squilli di tromba e strette di mano, abbracci e tappeti rossi. Il "colonnello Gheddafi" non è che sia mai stato un partner affidabile per noi, e memorabili sono i suoi proclami contro "l'Italia colonialista", con richieste di risarcimenti per quell'antica guerra d'invasione -iniziata nel 1911 con Giolitti e terminata con la caduta di Mussolini nel '43-, soldi presi, richiesti e ripresi, con un intervallo di due missili "Scud" lanciati su Lampedusa ma finiti fortunatamente pochi chilometri fuori bersaglio. Oggi invece è lui sotto tiro, e contro di se non ha solo un armata Brancaleone come quella degli anni '40, ma una buona parte del mondo intero, con eserciti efficienti e armi super tecnologiche, quasi come se la Libia fosse un Paese dalle grandi potenzialità militari. Una guerra che non mi convince per troppi fattori dunque, e i primi che mi balzano a mente sono le parole di quei capi di Stato che, cuore in mano, parlano di un intervento messo in atto solo per "salvare la popolazione civile dalle ire del Colonnello". E allora eccoci tutti lì a sganciare bombe che oltre a uccidere i seguaci di Gheddafi fanno anche vittime proprio tra quei civili che si voleva proteggere. E allora io mi chiedo: perché se l'Occidente è così "umano", non ha pensato di aiutare altre popolazioni "oppresse" dai vari tiranni che prosperano in giro per il mondo e molti dei quali proprio in Africa? L'unica risposta che mi viene è che in Libia c'è il petrolio, tanto di quel petrolio pronto a soddisfare la voracità dei consumi occidentali, mentre in altri Paesi africani la contropartita può essere solo banane o bocche da sfamare. Perché se le cose stanno così, come mai abbiamo lasciato al loro destino gli insorti in Tunisia, in Egitto, nello Yemen, Paesi anche questi dove le ribellioni popolari contro i rispettivi governi hanno generato ugualmente morti e distruzione? E chiuso l'argomento interventista, dato che ormai siamo in ballo, quali prospettive abbiamo con la Libia del "dopo Gheddafi"? Ma c'è di più: e se il "colonnello" riuscisse a rimanere in sella, quali ripercussioni ci saranno contro quei Paesi -e quindi anche l'Italia- che lo hanno bombardato? E questo è un grosso problema che resterà sul tappeto anche con la sua sconfitta, perché l'unica sua rivalsa sarà un movimento terroristico su vasta scala in Europa con l'Italia in prima linea, dato la sua posizione geografica. Una riflessione a questo punto è d'obbligo: io credo che sia giunto il momento, per il mondo intero, di ripensare i suoi metodi di intervento, "pur umanitario", prima di entrare in guerra, perché l'autodeterminazione dei popoli passa purtroppo anche dalle "forche caudine" della sommossa . L'Occidente poi non può e non deve essere la "magistratura mondiale", ovvero un organo giudicante del "questo è legale e questo no", e oltre a ciò non può e non deve "esportare democrazia", poiché la democrazia non è un prodotto di consumo come la Coca Cola, ma come diceva il filosofo americano John Dewey, "la democrazia è più di una forma di governo, perché prima di tutto è un tipo di vita associata di esperienza continuamente comunicata; un modo di vivere che comporta la necessità di poter partecipare alla forma di valori che regolano la vita associata degli uomini", quindi è il "percorso lento e difficile di una popolazione verso il raggiungimento di una socialità condivisa e soprattutto accettata". Per concludere, la "no fly zone" sulla Libia in questa "Odyssey Dawn", vada come vada per noi italiani ha il sapore di una sonora sconfitta: circa 1 milione di euro al giorno la nostra spesa militare, Lampedusa "invasa da nordafricani", 50mila clandestini da "spalmare e mantenere" in Italia e il greggio libico che non arriverà più, sperando pure che anche gli "Scud" del colonnello non attraversino più il mare. Valeva dunque la pena dissotterrare l'ascia di guerra?
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1 commento:
Come dici tu:PETROLIO-PETROLIO-PETROLIO,non ci sono gesti umanitari.
Purtroppo ne vanno di mezzo come sempre i civili, coloro che purtroppo non c'azzeccanno niente con le guerre.
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