Vedere
Londra data alle fiamme ha qualcosa di sinistro, di impossibile, di inimmaginabile. E' un brutto sintomo e non solo per gli inglesi, ma per la società globale. La Londra che conosco io non ha la violenza distruttrice dei suoi quartieri, delle fiamme che divorano edifici di epoca vittoriana, di scontri etnici e razzie incontrollate. La Londra che conosco io infatti è quella di abitanti gentili e educati, quelli che se li incontri per la strada pur non conoscendoli ti dicono "
Happy new year" se è l'ultimo dell'anno o "
Merry Christmas" se è Natale. Gli inglesi che conosco io sono in fila ordinatissimi alla fermata del bus o al botteghino del cinema, sono quelli che se entri in un ufficio pubblico l'impiegato ti dice subito "
good morning, may I help you?" e il Bobby, così affettuosamente chiamato il poliziotto cittadino, disarmato e sempre disponibile, è quello che in un giorno di pioggia a catinelle, accanto al finestrino della mia vettura mi spiegò per filo e per segno la strada per raggiungere
Old Brompton road, incurante della pioggia, inzuppandosi d'acqua. Tempi che cambiano, civiltà che mutano, ed è questo che fa male, perché se la cosiddetta "
flemma inglese" va in cortocircuito, significa che la corsa all'irreparabile è iniziata. Etnie al collasso e nuove delinquenze incrociano i loro destini. E' già successo nella
Francia "Sarkosiana", con
Parigi messa a ferro e fuoco, ma nessuno avrebbe mai pensato all'Inghilterra del "
God Save the Queen", quella della formalità di antica discendenza, e poi, se vogliamo, quella dell'integrazione ormai acquisita da anni di colonialismo. Turchi erano in maggior parte i dipendenti della catena di ristorazione veloce "
Wimpy", pachistani la quasi totalità dei venditori al "
Kensington Market" situato lungo High street Kensington, come pure i proprietari di molti "
bed & breakfast" nella zona di
Earl's Court. E poi arabi i gestori di negozi di cianfrusaglie in
Piccadilly, Soho e
Leicester square e africani autisti dei caratteristici bus rossi "
double-deckers", quelli a due piani, e così pure quelli della metropolitana, la cosiddetta "
underground" o
"tube". Una società che viveva in perfetta simbiosi, unita dallo scorrere del tempo scandito dal suono della "
Big ben", la campana del grande orologio di
Westminster sulla "
Clock Tower". Oggi non c'è più la tranquillità e l'armonia nei paesaggi inglesi che dipingeva
Henry Moore nel 18esimo secolo. La nuova Londra ha i bagliori del fuoco che divorano una società...