martedì 15 dicembre 2009
DEMOCRAZIA MALATA
Quando l'ideologia politica sconfina nel turpiloquio e passa a violenza fisica, beh, in questo caso la democrazia intesa come "partecipazione di tutti nella vita sociale" entra in agonia, creando i presupposti per una qualsiasi dittatura, sia questa di matrice rossa o nera. Dov'è la solidarietà dunque della classe politica verso un Presidente del Consiglio ferito dall'atto di un demente che lo ha sfigurato in faccia? Sta forse nelle parole di un certo Antonio Di Pietro, questurino una volta, magistrato poi e infine leader dell'Idv -che vorrebbe dire Italia dei Valori (sic!)- che il giorno dopo in un delirante proclama dice che in fin dei conti, "è colpa sua perché è lui che ha creato in Italia questo clima di odio"? E sarebbe ancora nelle parole di una certa Rosy Bindi che col tono saccente annuncia "Berlusconi adesso non faccia il martire"? Ma nemmeno certi giornali si salvano da questo "incitamento all'odio", poiché un certo Michele Brambilla sulle pagine della Stampa di Torino, con taglio sarcastico scrive "Silvio Berlusconi ieri è salito sul predellino, ma non più per parlare al suo popolo, non più per fare annunci, solo per mostrare la maschera di sangue, gli occhi ancora sbarrati dal terrore, e sembrava di vedere, anche dello stupore", quasi a dire "finalmente" è accaduto. Ma il nostro non si ferma qui, e con un paragone a dir poco imbarazzante, puntualizza che la polizia a stento ha sottratto il povero demente all'ira dei presenti, evitando così "quello che accadde il 31 ottobre del 1926 a Bologna ad Anteo Zamboni". Chi era costui? Era il giovane che attentò alla vita di Mussolini e che subito dopo l'attentato fu linciato sul posto. Quale significato ha voluto dare il giornalista a tutto ciò? Uno più uno fa due: Berlusconi come Mussolini, quindi stessa dittatura e stesso clima, e un Massimo Tartaglia (foto) quindi nella veste dell'eroe che ha tentato di liberare la nazione dal tiranno. Ma se uno pensa che passato il momento dei cosiddetti "commenti a caldo" si possa ritornare ad esprimere parole moderate" si sbaglia di grosso, poiché un certo Marco Travaglio sul sito di Beppe Grillo si sente autorizzato di ammettere che "Si può voler la morte di un politico, poiché non c'è nessuna legge che istituisca il reato di odio". Siamo dunque al vaneggiamento, al desiderio di una morte fisica dell'avversario politico, sia questo al governo o all'opposizione, un qualcosa che ci avvicina all'Iran, dove appunto giorni fa, l'ayatollah Kamenei ha detto "basta, l'opposizione va annientata". Ma è davvero questa la politica che ci meritiamo?
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2 commenti:
Veramente Travaglio si chiedeva da quando in qua sia vietato odiare un politico a tal punto da desiderarne la morte.
"fosse vietato"
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