sabato 22 ottobre 2011
Gheddafi: Sic transit gloria mundi...
Urla, ressa, spintoni, sangue. Muammar Gheddafi lo sa che il suo cammino è giunto al termine, in mezzo a quella folla di invasati. E' ormai ridotto ad una maschera di sangue, e il suo tempo sta per scadere. Sembra impossibile collegare quell'immagine a quella impettita nella divisa da colonnello vista poco tempo fa durante la sua ultima visita in Italia. Allora, intorno a lui c'erano discrete distanze, tappeti rossi squilli di tromba e inchini rispettosi, oltre a protettive "Amazzoni" che davano sicurezza. Non era certamente uno stinco di santo Muammar Gheddafi e questo lo dimostrò immediatamente pochi giorni dopo la sua presa del potere ottenuto con un colpo di stato il 26 agosto 1969, e la prima mossa dell'appena nata "Grande Jamahiriya socialista popolare araba libica" fu il 21 luglio del 1970, con la confisca di ogni avere e la cacciata dal suolo libico di migliaia di italiani là residenti. Di seguito, fu un susseguirsi di nefasti segreti sulla sua persona: Ustica, Lockerbie e sanguinose repressioni nel suo Paese. Ora eccolo lì, implorante, ricoperto di sangue e circondato dalla sua folla, una folla non più adorante ma assetata di vendetta. E' la storia che si ripete, e Misurata sembra una replica di Piazzale Loreto a Milano, con tutti i suoi orrori e macabri messaggi. Mohammed, il ventenne che si dice abbia sparato il colpo fatale al rais troneggia sulle foto di questi giorni, ha in mano la pistola d'oro presa a Gheddafi e urla al cielo "Allah è grande, la Libia è liberata!" Sic transit gloria mundi dunque, mentre la cosiddetta "primavera araba" comincia con le tinte fosche del sangue...
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