Da dove si parte per cercare di capire qualcosa nel delitto di Carmela Melania Rea? Dal suo corpo senza vita rinvenuto in un boschetto del Teramano? Dalla pista di un maniaco seriale che l'ha uccisa con 32 coltellate fuggendo poi senza lasciare traccia? Dall'ipotesi di una mano femminile accecata dalla gelosia? Dalle conseguenze di una vita disordinata del marito, Salvatore Parolisi circondato da giovani e disponibili soldatesse senza scrupoli? Una cosa è certa. Il mistero è racchiuso tra le mura della caserma "a luci rosse" del 235° Reggimento Piceno in quel di Ascoli, ed è lì che gli investigatori cercano conferme. Conferme piccanti, corna, veloci incontri sessuali consumati in auto o in camere d'alberghi a ore, gelosie tutte al femminile per accaparrarsi il caporale di turno, tra silenzi o forse connivenze, come si legge sul Corsera, dove le domande si sprecano: "Cosa fanno la magistratura ordinaria e quella militare? Possibile mai che una caserma dell'Esercito italiano sia stata trasformata in alcova"? E poi ancora: "Ci domandiamo a quale gioco si giocasse tra gli istruttori all'arrivo delle reclute femminili, quali scommesse si facessero sul conto delle stesse in una eventuale sfida nel "catturare" più prede?" Non è molto edificante tutto ciò, poiché ne viene fuori un immagine di soldati e soldatesse cui onore e divisa sono solo un paravento, e dignità e appartenenza al corpo solo un sentimento da libri di storia lontana. Dopo la prima "recluta amante" rintracciata dagli investigatori, quella Ludovica tutto "fucile e rossetto" che a Salvatore Parolisi concedeva le sue grazie, ora un'altra giovane recluta è sotto torchio. E si ritorna sempre lì, a quel giro di sesso senza freni e senza sosta che si pianificava nella caserma ascolana, zona franca di moralità militare e coniugale. Si dice che le indagini siano a un passo dalla conclusione, così come il "click" delle manette intorno ai polsi dell'assassino. Lo si deve alla giovane e bella Melania, a sua figlia che non potrà più avere una mamma, ai suoi parenti.
(foto Carmela Melania Rea)
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