martedì 2 novembre 2010
Un cappio per Sakineh
I mucchi di pietre sono stati portati via. Per Sakineh Mohammadi Ashtiani, 42 anni, (foto) il tribunale di Tabriz (Iran) ha fatto una "benevola eccezione": sarà impiccata e non lapidata. E il suo tempo sta per finire, dando credito alle notizie che arrivano per bocca di Karimi Davood, presidente dell'associazione rifugiati Iraniani in Italia: "Abbiamo ricevuto dall'Iran fondate informazioni di un accelerazione dei tempi dell'esecuzione, quindi potremmo essere alla vigilia dell'impiccagione". E atroci sospetti sono anche gli arresti dell'avvocato difensore della donna e del figlio di Sakineh, sbattuti in una cella per motivi tuttora da chiarire ma col perentorio ordine di "non rilasciarli fino a che non sarà stata eseguita la condanna a morte". Il regime iraniano dunque non ascolta appelli giunti da ogni parte del mondo occidentale, dimostrando una volta in più -come se ce ne fosse bisogno- l'assoluto menefreghismo di diritti umani e gesti di clemenza. Da parte loro nessuna dichiarazione in merito, ma una cosa preoccupa ancor di più, poiché si pensa che il regime dei mullah "intenda impiccare Sakineh in grande segretezza e lo annunci al mondo a fatto compiuto". Come già scritto, Sakineh fu condannata in prima istanza a 99 frustate "per adulterio", e in seguito, alla lapidazione decisa dal tribunale di Tabriz il 15 maggio 2006 poiché implicata nell'omicidio del marito, una accusa però mai provata e decisa attraverso una confessione estorta alla donna dopo atroci torture. Il cappio è pronto dunque, e oggi potrebbe essere l'ultimo giorno di vita di Sakineh, anche se l'ultima parola di vita o di morte spetta ora ad un uomo. "Tutto è nelle mani della Suprema Corte, l'ayatollah Alì Kamenei" fanno sapere. Per Sakineh, è l'ultima fiammella nel buio di un Medioevo giunto al terzo millennio...
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