"Woman is the nigger of the world" cantava John Lennon nel '72, e quanta verità -già allora!- c'era in questa canzone. In quel "nigger" c'era tutto, schiavitù e vittima dell'uomo. Oggi, a rappresentare la vittima di turno è Sakineh Mohammadi Ashtiani, la 43enne iraniana condannata alla lapidazione e in attesa di sentenza. Un tribunale l'ha condannata in prima istanza a 99 frustate per "adulterio" e in seguito a morte poiché implicata nell'omicidio del marito, con una confessione estorta alla donna dopo atroci torture. Salvare la vita a Sakineh non è solo strappare un essere umano al boia, ma come ha affermato Isabella Bertolini della Direzione del Pdl, " significa vincere un importante battaglia di civiltà contro l'oscurantismo dell'Islam integralista, che nega la libertà e minaccia la vita di tante donne islamiche in tutto il mondo". Ma se la penna di morte è già per sé una barbarie, la lapidazione lo è ancora di più, dato che si esalta una popolazione a prenderne parte e a rendersi carnefice suo malgrado. Ma per capire cosa sia successo e perché Sakineh si trovi in attesa di morte bisogna risalire al 15 maggio del 2006, quando un tribunale di Tabriz la dichiarò colpevole del reato di "relazione illecita" con due uomini, passando in seguito all'accusa più pesante di "concorso in omicidio", un accusa quest'ultima però mai provata e respinta in fase di giudizio da due giurati su cinque. Da quel giorno, grazie ai movimenti in suo favore nati nel mondo, il boia è stato fermato, in un clima però talmente infuocato da far fuggire in Norvegia il suo avvocato difensore a causa di minacce di morte. Mobilitazione dunque, con proteste partite da Londra, Stati Uniti, Roma e Parigi. Ed è proprio sulla presa di posizione della "premier dame" francese Carla Bruni, moglie del presidente Sarkozy che si sono sollevati gli strali della stampa iraniana, tanto che sul quotidiano ultraconservatore Kayhan in un articolo di fondo del direttore, questi attacca proprio la Bruni definendola "una puttana", creando così un ulteriore strappo tra la diplomazia iraniana e quella francese, come se i rapporti tra i due Paesi non fossero già tesi abbastanza. L'8 luglio 2010 era la data della sentenza, rimandata in seguito alle proteste mondiali, ora per Sakineh Mohammadi ogni giorno potrebbe essere l'ultimo. Glielo ricordano con sadismo e crudeltà i suoi carcerieri ogni sera prima di spegnere la luce: "Preparati, domani è la tua ora". Questo accade in Iran oggi, nell'anno Domini 2004...
(foto: Sakineh Mohammadi Ashtiani)
1 commento:
C'e' poco da dire e da fare,la Vita e' quella che' e'. Inutile parlare come diceva Mina
' Parole Parole, ma tanto qui' nessuno si muove e forse speriamo di no questa donna verra' dilapidata. Certo come uomo Italiano mi sento fortunato perche' se la legge veniva attuata in Italia solo per gli uomini immaginate quante LAPIDAZIONI PER ADULTERIO CI SAREBBERO STATE, SOLO CHE QUESTE LEGGI QUA' NON ESISTONO E MENO MALE CHE LA DONNA SI E' EMANCIPATA .
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